UN
BORGHESE PICCOLO PICCOLO
di Vincenzo Cerami
Piccolo
in quanto meschino, miserabile, mediocre, di vedute ristrette e senza
valori. Oppure con i valori sbagliati, impostigli quasi a forza dalla
società, legati all’avidità e all’ambizione. O alla
sopravvivenza, se vogliamo.
Non
la sua, quella del figlio, neodiplomato che si affaccia al mondo del
lavoro – impiegatizio –, ma per cui è bene avere una
raccomandazione.
Perché
così va il mondo, e noi ci adeguiamo.
Una
vita grigia, triste, senza bellezza o aspirazioni alla medesima. Ma
assolutamente lontana dalla monotonia, perché nelle poche pagine del
romanzo, succede di tutto e succede in fretta, senza neanche il tempo
di soffermarsi a riflettere o di respirare (corruzione, massoneria,
omicidio, morte, vendetta).
Un
romanzo imprevedibile, feroce, tragico, impietosamente realistico. E
spaventosamente italiano.
Una
denuncia sociale del malcostume nostrano con sprazzi grotteschi ed un
accumulo di tristezze umane.
Scritto
nel 1976, ma odiosamente attuale, descrive, con uno stile asciutto ed
essenziale, ma corrosivo ed efficacissimo, la storia di un uomo
qualunque, l’impiegato Giovanni Vivaldi, che, in seguito ad un
evento imprevisto, diventa un mostro.
O
meglio… Che un mostro lo è sempre stato: semplicemente ha perso la
capacità di mimetizzarsi con le persone che lo circondano. Mostri
anch’esse.
Un
classico moderno, violento e senza riscatto.
Nessun commento:
Posta un commento