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domenica 16 giugno 2013

Un romanzo imprevedibile, feroce, tragico...


UN BORGHESE PICCOLO PICCOLO
di Vincenzo Cerami

 

Piccolo in quanto meschino, miserabile, mediocre, di vedute ristrette e senza valori. Oppure con i valori sbagliati, impostigli quasi a forza dalla società, legati all’avidità e all’ambizione. O alla sopravvivenza, se vogliamo.

Non la sua, quella del figlio, neodiplomato che si affaccia al mondo del lavoro – impiegatizio –, ma per cui è bene avere una raccomandazione.

Perché così va il mondo, e noi ci adeguiamo.

Una vita grigia, triste, senza bellezza o aspirazioni alla medesima. Ma assolutamente lontana dalla monotonia, perché nelle poche pagine del romanzo, succede di tutto e succede in fretta, senza neanche il tempo di soffermarsi a riflettere o di respirare (corruzione, massoneria, omicidio, morte, vendetta).

Un romanzo imprevedibile, feroce, tragico, impietosamente realistico. E spaventosamente italiano.

Una denuncia sociale del malcostume nostrano con sprazzi grotteschi ed un accumulo di tristezze umane.

Scritto nel 1976, ma odiosamente attuale, descrive, con uno stile asciutto ed essenziale, ma corrosivo ed efficacissimo, la storia di un uomo qualunque, l’impiegato Giovanni Vivaldi, che, in seguito ad un evento imprevisto, diventa un mostro.

O meglio… Che un mostro lo è sempre stato: semplicemente ha perso la capacità di mimetizzarsi con le persone che lo circondano. Mostri anch’esse.

Un classico moderno, violento e senza riscatto.

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