L'ETA'
INQUIETA
di Anna Starobinec
Racconti
del Terrore
Un
tipo di terrore subdolo e pruriginoso, altamente spersonalizzante,
che disorienta.
Niente
splatter o atmosfere gotiche, piuttosto storte e un po' malate,
fantasticamente squilibrate, piacevolmente compulsive, prive di
consolazione o di sollievo, che partono dal quotidiano e deviano da
esso, impazzendo, come un tumore al cervello.
Ciò
che ne trai è un senso di di malessere, ma anche di fascinazione.
I
racconti non sono tutti allo stesso livello – alcuni mi hanno
lasciata un po' tiepidina e sanno troppo di “già sentito”... –,
ma “Il Formicaio” (racconto lungo o romanzo breve?) trionfa su
tutti e da solo giustifica ampiamente l'acquisto del libro: uno
spunto magistrale, con qualche eco kafkiana, ma originale,
gradevolmente disturbante, e con sviluppi anche peggiori (in senso
buono), che ti dissezionano dall'interno, solleticando la tua
curiosità, benché sostanzialmente tu abbia già capito che cosa
succede... Non perché tu sia un genio o perché la stesura sia
prevedibile, ma perché l'autrice vuole così: per torturarti
meglio...
Una
piccola gemma.
L'etichetta
di “terrore” però non si adatta a tutti i racconti: alcuni hanno
sfumature più dolenti e malinconiche (“Viventi”, “La
Famiglia”) o più grottesche (“Io aspetto”), o surreali
(“L'eternità di Jaŝa”)...
ma sono sempre squisitamente alienanti e il commento che ho buttato
giù in premessa vale anche per loro.
Si
leggono tutti molto volentieri, in un istante, e ti creano piccole
ombre dentro, piccoli spasmi... Ma che si dissolvono appena chiudi il
libro, pronti ad essere dimenticati (“Il Formicaio” no: quello ti
rimane nell'orecchio e e te lo senti camminare dentro la testa, in un
continuo, meraviglioso prurito)...
“Le
Regole”, però, merita una piccola menzione speciale: una delizia.
Lo
stile è una scheggia di vetro nella mano: nudo, spoglio, che procede
a tagli netti, facendoti sgorgare sangue.
Ma
con misura, con moderazione.
Però,
senza strizzate d'occhio.
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