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lunedì 3 giugno 2013

Un senso di di malessere, ma anche di fascinazione...


L'ETA' INQUIETA
di Anna Starobinec

Racconti del Terrore





Un tipo di terrore subdolo e pruriginoso, altamente spersonalizzante, che disorienta.

Niente splatter o atmosfere gotiche, piuttosto storte e un po' malate, fantasticamente squilibrate, piacevolmente compulsive, prive di consolazione o di sollievo, che partono dal quotidiano e deviano da esso, impazzendo, come un tumore al cervello.

Ciò che ne trai è un senso di di malessere, ma anche di fascinazione.

I racconti non sono tutti allo stesso livello – alcuni mi hanno lasciata un po' tiepidina e sanno troppo di “già sentito”... –, ma “Il Formicaio” (racconto lungo o romanzo breve?) trionfa su tutti e da solo giustifica ampiamente l'acquisto del libro: uno spunto magistrale, con qualche eco kafkiana, ma originale, gradevolmente disturbante, e con sviluppi anche peggiori (in senso buono), che ti dissezionano dall'interno, solleticando la tua curiosità, benché sostanzialmente tu abbia già capito che cosa succede... Non perché tu sia un genio o perché la stesura sia prevedibile, ma perché l'autrice vuole così: per torturarti meglio...

Una piccola gemma.

L'etichetta di “terrore” però non si adatta a tutti i racconti: alcuni hanno sfumature più dolenti e malinconiche (“Viventi”, “La Famiglia”) o più grottesche (“Io aspetto”), o surreali (“L'eternità di Jaŝa”)... ma sono sempre squisitamente alienanti e il commento che ho buttato giù in premessa vale anche per loro.

Si leggono tutti molto volentieri, in un istante, e ti creano piccole ombre dentro, piccoli spasmi... Ma che si dissolvono appena chiudi il libro, pronti ad essere dimenticati (“Il Formicaio” no: quello ti rimane nell'orecchio e e te lo senti camminare dentro la testa, in un continuo, meraviglioso prurito)...

Le Regole”, però, merita una piccola menzione speciale: una delizia.

Lo stile è una scheggia di vetro nella mano: nudo, spoglio, che procede a tagli netti, facendoti sgorgare sangue.

Ma con misura, con moderazione.

Però, senza strizzate d'occhio.

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