DONNIE
DARKO
Donnie
Darko, un adolescente intelligente e profondo, probabilmente affetto
da schizofrenia, scampa ad un incidente mortale avvenuto nella sua
camera da letto, grazie ad un episodio di sonnambulismo.
Il reattore di un
aereo è infatti precipitato dal cielo sfondando il tetto di casa sua
e distruggendogli la stanza. Peccato che non risulti mancare a nessun
aereo.
Donnie,
dal canto suo, ha sognato Frankie, un ragazzo vestito con un costume
da coniglio antropomorfo dall'aria terrorizzante, che lo informa che
tra circa 28 giorni finirà il mondo.
Una
trama ambigua, sfaccettata, pluridimensionale, malinconica, e a
tratti spaventosa, che supera i confini dello spazio e del tempo per
ricostruirsi in più piani di lettura.
Non
ti traumatizza, ma ti apre la mente e ci infila così tante cose, che
devi rivedere tutto da capo più volte, prima di cominciare a
coglierne i significati e le stratificazioni. Che però intuisci da
subito e, anche se in principio ti restano dentro come qualcosa di
irrisolto, di incompiuto, ne percepisci immediatamente la bellezza e
lo spessore, e ne vuoi di più e ancora, e ci ritorni, e ci mediti. E
alla fine, ragionandoci, arrivi alla comprensione, al dunque, al
quid. Ma non sei che al primo passo. Perché c'è molto altro oltre a
questo e l'interpretazione non è mai solo una.
Eppure
il film non è puro intelletto, perché ti avvince anche
emotivamente, ti porta ad amare il suo protagonista e persino molti
personaggi di contorno, che comunque non ti risultano mai
indifferenti e che non sono mai semplici pedine del gioco del
regista.
Ma
è un gioco quello del regista? O è molto di più?
Principi
fisici, suggestioni esoteriche, e riflessioni filosofiche si fondono
svolgendo un teorema bizzarro, che lungi dall'avere un sapore
scolastico, ti arriva dritto al cuore e ti dà una scossa al
cervello.
Perché
non ci si limita a speculazioni teoriche, ma si affronta il tema
della morte e del suo significare, del destino e delle risonanze
della vita. Senza retorica, senza sproloqui, senza drammi inutili.
Solo scoprendoli, a poco a poco, attraverso il mistero del loro
dipanarsi e incombere.
E
anche se ci sono immagini che ci lasciano perplessi, ad una prima
visione, o che non cogliamo nella loro interezza o nelle loro
ripercussioni, c'è comunque un piano narrativo che possiamo seguire
con facilità e da cui farci coinvolgere – alimentato da casualità
non casuali che si rincorrono, sogni, visioni, e da provocazioni
talvolta solo sussurrate – che risulta ancora più ammaliante nelle
sue sfumature inespresse.
Un
capolavoro e un cult.
P.S.
Del
film esiste un seguito, S. Darko, incentrato sulla sorellina di
Donnie, che, per quanto suggestivo in certi suoi echi, è purtroppo
assolutamente trascurabile.
Per
usare un eufemismo.
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