Se ti è piaciuto il mio blog


web

sabato 8 giugno 2013

Un mondo che sembra fatto di violenza, ma che non lo è...


I RAGAZZI DELLA 56ma STRADA
di S.E. Hinton





Non ho visto il film, ma il romanzo da cui è stato tratto è davvero intenso.

Parla di amicizia e di coraggio, e tocca temi quali il disagio e le bande giovanili, la lotta di classe e la solidarietà, in un mondo che sembra fatto di violenza, ma che non lo è: perché nasconde tanta ricchezza dietro, e motivazioni profonde, da entrambe le parti. Senza manicheismo. Piuttosto solitudine e insicurezza.

Siamo in America, negli anni sessanta... La realtà di Ponyboy, il nostro protagonista, un adolescente con la passione per i cinema e per la lettura, è diviso in due categorie, rappresentative di tutto quanto e in perenne lotta fra loro: Socials – bianchi, ricchi e privilegiati – e Greaser – poveri e senza prospettive, cui lui, naturalmente appartiene.

Bande in cui ragazzi abbandonati a sé stessi e ed etichettati come perdenti da una società che li rifiuta e disprezza possono ritrovare la loro identità e con cui sostituire quella famiglia che hanno perso o che è stata loro negata.

O in cui, nel caso dei Socs, è possibile dimenticare l'indifferenza dei genitori, che pensano di comprare loro cose belle come surrogato dell'amore.

Bande fatte di violenza, certo, di regole dure. Perché questo sembra l'unico linguaggio con cui poter riuscire a comunicare, con cui affermare sé stessi.

Ma solo in rapporto con l'esterno.

Perché all'interno, nel gruppo, ci sono affetto e solidarietà. Ci si sostiene a vicenda. Ci si aiuta, difende, protegge.

E ci si aggrappa con tutte le forze l'uno all'altro perché al di là di questo non si ha nulla, e nulla è importante.

E così ci si incontra e ci si scontra in un eterno balletto, che qui resta sullo sfondo, suggerito, fino a che tutto culmina in un episodio drammatico, coinvolgendo i due ragazzini più indifesi dei Greaser, i più innocenti, incontaminati. E tra una pausa, una fuga e una riflessione, l'episodio si ingigantirà e avrà risonanze peggiori, senza soluzione. Ma che offriranno un riscatto sociale, in qualche modo. Una speranza.

Per permetterci di capire che, alla fin fine, tra le due bande non c'è tutta questa differenza.

Può apparire un messaggio scontato, ma non lo è, e non sembra neppure “buonista” nel contesto: perché i personaggi sono autentici e il percorso che hanno intrapreso è stato difficile, doloroso, con troppe rinunce. Ma coerente, e in qualche modo consapevole, e la conclusione cui approdano, affrontata con semplicità e stupore, risulta quindi essere naturale e non banalmente preconfezionata.

Anzi, sotto certi aspetti rende gli accadimenti che si sono susseguiti ancora più tragici.

Personaggi bellissimi, ricchi di pathos e umanità. Ben definiti, ma complessi, vivi, non macchiettistici.

Uno stile asciutto, senza fronzoli, che ti prende da subito, che ti cattura perché ti spinge nella mente del protagonista e ti fa percepire il mondo con i suoi occhi, con la sua testa. Scanzonato, fanciullesco, eppure conscio, saggio, lucido.

Efficacissimo.

Nessun commento:

Posta un commento