IL
DIO DEL MASSACRO di
Yasmina Reza
(CARNAGE
di Roman Polanski)
Libro
e Film
Che
nella fattispecie sono pressoché identici… Cambiano giusto i nomi
dei protagonisti: dal francese all’inglese, e forse qualche
infinitesimale dettaglio.
Ed
infatti non si tratta del riadattamento di un romanzo, ma della
precisa ed impeccabile trasposizione di un’opera teatrale, che per
lo più si svolge tutta in casa nell’arco di massimo un paio d’ore.
E che è arguta e geniale quanto graffiante, rendendo perfettamente
il passaggio dalla civiltà alla “barbarie” dei rapporti umani:
perché, davvero, ci vuole un nonnulla affinché ci cada la maschera
dell’ipocrisia che normalmente portiamo per educazione… Talvolta
è sufficiente un po’ di debolezza di stomaco…
In
una scena che ha un gusto crudele ed esilarante, infatti, una bella
vomitatina fa esplodere la situazione, degenerando in un’ode al
massacro squisitamente verbale, che in un attimo trascende in crisi
di coppia, guerra dei sessi, e amenità varie…
Tutto
inizia con una baruffa tra ragazzini (sfociata peraltro nella rottura
di due denti – ma, si badi, “non si tratta di una questione di
soldi…”), che nel film si intravede in secondo piano mentre
passano i titoli iniziali, mentre nel libro è data per svolta, e da
cui scaturisce il tentativo dei genitori – due coppie assolutamente
rispettabili e ben intenzionate – di comporre bonariamente la lite
e magari ricavarne una lezione di vita per i figli…
Tuttavia,
alla fin fine, la querelle fra i dodicenni non appare più così
importante, tanto più che i genitori sono assai più selvaggi e
volgari di loro: l’unica differenza è che, di norma, gli adulti
“per bene” sono vincolati alle convenzioni… Finché resistono.
Quando
l’apparente armonia crolla, infatti, rivela il marcio che c’è
sotto: sottile, ma a tratti quasi agghiacciante. Soprattutto perché
assolutamente plausibile (benché in qualche punto leggermente
forzato).
Il
dramma (a tratti quasi una commedia) ovviamente si regge sui
dialoghi, perfetti e incalzanti, dall’eccellente dialettica, e, nel
caso della pellicola cinematografica, sulla capacità espressiva dei
magistrali interpreti, qui in stato di grazia: Kate Winslet, Jodie
Foster (magnificamente irritante), Cristoph Waltz e John C. Reilly,
che gareggiano a chi è più odioso.
Non
saprei dire che cosa ho preferito, se leggere il testo teatrale o
vedere il film: consiglio entrambe le esperienze: catartiche!
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