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venerdì 30 agosto 2013

Ha il culto per il vocabolo...


ALESSANDRO BARICCO

 
Credo di aver letto tutto di lui, compreso il saggio musicale su Rossini e “L'anima di Hegel e le mucche del Wisconsin” . Ho amato più di tutti “Oceano mare” e “Castelli di rabbia”, ma forse il più bello, quello meglio costruito, il più coerente, è “Seta” (magari dico così perché è il solo di cui davvero ricordo la trama). Le sue ultime pubblicazioni, “Mr Gwyn”, “Tre volte all'alba”, “Emmaus”... etc., mi entusiasmano meno, mi sembrano sempre più vuote di contenuti, ma pazienza.

Diciamo la verità: spesso gli incipit sono suggestivi, i personaggi interessanti (all'inizio), ma la trama si perde in se stessa, nel proprio autocompiacimento, nel proprio manierismo narrativo senza sbocchi che diviene gongolante autocompiacimento.

Invero, addirittura, talvolta la trama quasi non c'è, è più un pretesto per costruire scene, per permettere all'autore di mostrare quanto è bravo. A se stesso, si ha l'impressione, più che al suo pubblico. I personaggi sono nomi, atteggiamenti. Ombre.

Ho dei conoscenti che mi hanno confessato di tirare i libri di Baricco contro il muro per spregio. Di trovarli irritanti, stupidi, fini a se stessi. E quando Andrea De Carlo in “Villa Metaphora” fa lamentare il personaggio di Tiziana Cobanni per l'insulso e sterile libercolo alla moda che le ha regalato la figlia, ho proprio l'impressione che si alluda al buon Alessandro...

E quindi? E' davvero così terribile?

Può darsi, ma io lo adoro... Perché, sarà davvero l'equivalente letterario di un presuntuoso, vanesio, pieno di sé, però, misericordia, scrive da Dio!

Ha il culto per il vocabolo, per la parola, e la capacità di scegliere sempre quella esatta. L'unica. Quella che ti accoltella. O che ti permette di assaporare ogni frase come se fosse un dolce squisito, di coglierne l'aroma fruttato e l'intensità, di titillarti il palato con il suo retrogusto...

E' vero, di per sé questo non dovrebbe bastare, ma i suoi romanzi sono piccoli, brevi, e per quanto mi guarda, anche quando la loro consistenza è nulla, sono un piacere immenso. Più per le orecchie che per il cuore, va bene, ma sempre piacere e sempre immenso.

Per questo ho voluto anche i saggi, pure quando gli argomenti trattati non mi interessavano.

Perché a me Baricco fa davvero godere.

Perché quelli che scrive non sono romanzi, ma poesia in prosa, perpetui inni alla bellezza.

Se leggessi solo quelli, forse, lo ammetto, mi sparerei... Ma visto che leggo anche altro, aspetto fremente la sua prossima uscita.

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