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giovedì 8 agosto 2013

Niente dialetto, niente Montalbano...


LA SCOMPARSA DI PATO’
di Andrea Camilleri


Come talvolta accade nei romanzi di Camilleri, si procede per frammenti alternati, per documenti accorpati (un articolo di giornale, una lettera, un rapporto di servizio...), che, uno accanto all'altro, creano una storia, delineano un mistero, e, in molti punti, un genuino e comicissimo effetto ironico, divertito, ma pungente.

Siamo a Vigàta, in Sicilia, 1890, lo stimatissimo Ragionier Patò è inspiegabilmente scomparso dopo aver interpretato Giuda nella recita locale... Sarà vivo? Sarà morto? Dov'è finito? E' necessario ricostruire il tutto, ritrovare il disperso e una motivazione...

E mentre lo si fa, inevitabilmente, emergono contraddizioni di paese e segreti imbarazzanti, contrasti di personalità, omertà, e assurdità legate al potere.

Niente dialetto (be', ogni tanto in qualche testimonianza), niente Montalbano... Ma quanta freschezza! Quanto divertimento! E quanti font, e stili, e sorprese!

Un giallo fuori dagli schemi, che forse proprio giallo non è, ma che indubbiamente incuriosisce e coinvolge, divenendo sempre più incalzante man mano ci si abitua al modo di raccontare.

I personaggi, poi, sono straordinariamente umani, a tratti squisitamente buffi, macchiettistici, le vicende – attualissime – ingarbugliate, ma in perfetto equilibrio fra loro, fino ad arrivare alla soluzione, che però... Ops! Taccio.

Il finale, comunque, è davvero gustoso.

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