TUTTI
I RACCONTI
di Katherine Mansfield
Ti
accolgono con un'atmosfera pacata e rarefatta, che si concentra sulla
quotidianità e sulle piccole cose della vita, sui moti dell'animo,
su rossori improvvisi e turbamenti profondi, offrendo uno spaccato
della società – soprattutto femminile – inglese/neozelandese tra
'800 e '900. Famiglie altolocata si alternano a piccole impiegate,
con qualche incursione nello squallore delle camere in affitto e del
grigiore di vite vacue contraddistinte dall'assenza di prospettive.
Attenzione,
infatti, non bisogna, farsi trarre in inganno dallo stile raffinato
di quest'autrice, dai suoi modi gentili, dal suo garbo e dalla sua
delicatezza: la Mansfield sa essere sferzante e colpire dove più fa
male. Sempre con grazia, certo, e sensibilità, ma senza toni
melodrammatici... La ragazza, anzi, è pragmatica, ironica, dolente,
e di certo non troppo ottimista.
Spesso
i racconti ti lasciano lì, sospeso, stupito, e ti paiono interrotti,
bloccati, forse ermetici... Come se non fossero finiti, ed al
contempo non potendo che concludersi così. Ma tu, specie all'inizio,
non capisci se hai ricevuto uno schiaffo o una carezza.
Non
tutti sono allo stesso livello, ma ce ne sono tanti di pregevoli.
Il
mio preferito, forse anche per motivi di affetto, è “la casa delle
bambole”, semplice, lineare, che avevo letto la prima volta
sull'antologia di prima media... Inizia con due sorelline che giocano
col loro superbo giocattolo nuovo, ma finisce per rivelare ben altro.
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