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martedì 20 agosto 2013

Sa essere sferzante...


TUTTI I RACCONTI
di Katherine Mansfield

 
Ti accolgono con un'atmosfera pacata e rarefatta, che si concentra sulla quotidianità e sulle piccole cose della vita, sui moti dell'animo, su rossori improvvisi e turbamenti profondi, offrendo uno spaccato della società – soprattutto femminile – inglese/neozelandese tra '800 e '900. Famiglie altolocata si alternano a piccole impiegate, con qualche incursione nello squallore delle camere in affitto e del grigiore di vite vacue contraddistinte dall'assenza di prospettive.

Attenzione, infatti, non bisogna, farsi trarre in inganno dallo stile raffinato di quest'autrice, dai suoi modi gentili, dal suo garbo e dalla sua delicatezza: la Mansfield sa essere sferzante e colpire dove più fa male. Sempre con grazia, certo, e sensibilità, ma senza toni melodrammatici... La ragazza, anzi, è pragmatica, ironica, dolente, e di certo non troppo ottimista.

Spesso i racconti ti lasciano lì, sospeso, stupito, e ti paiono interrotti, bloccati, forse ermetici... Come se non fossero finiti, ed al contempo non potendo che concludersi così. Ma tu, specie all'inizio, non capisci se hai ricevuto uno schiaffo o una carezza.

Non tutti sono allo stesso livello, ma ce ne sono tanti di pregevoli.

Il mio preferito, forse anche per motivi di affetto, è “la casa delle bambole”, semplice, lineare, che avevo letto la prima volta sull'antologia di prima media... Inizia con due sorelline che giocano col loro superbo giocattolo nuovo, ma finisce per rivelare ben altro.

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