OLD
BOY
(2003)
Un
film sulla vendetta, che viaggia anche all'interno di essa, nei suoi
meandri e nelle sue spire... Una vendetta spietata, sofisticata,
complessa, che prima si gusta calda e poi fredda, quasi gelata, che
si pasce della sua stessa crudeltà e vilipende tutto,
dall'autodeterminazione all'amore – insozzato, snaturato
barbaramente – e i cui motivi, tra l'altro, sono ancora da
scoprire. In primis, per il suo protagonista, Dae–Su, reduce di
quindici anni di prigionia, che, dopo aver perso tutto, convinto di
aver finalmente riconquistato la libertà, è persino più vincolato
di prima: una marionetta ignara nelle mani del suo carnefice.
La
storia è morbosa, brutale (fin dall'arma che brandisce il nostro
eroe: non l'elegante katana di Uma Thurman in Kill Bill, ma un
martello, che già di per sé evoca torture e squassamenti di carne)
angosciante, affrontata con il drammatico rispetto proprio degli
asiatici per le questioni d'onore. Eppure, fra le sue pieghe, si
scorgono sensibilità e tenerezza profonde, che, tuttavia, per
contrasto, rendono il contesto ancora più claustrofobico,
allucinante, nero.
La
trama incalza e incuriosisce, rivelando sempre nuovi orrori.
Emotivamente è faticosa, soffocante, non lascia spazio a risate
liberatorie o ad ammiccamenti sornioni. E' irrimediabilmente cupa e
scende sempre più nell'abisso: sentimentalmente e psicologicamente,
oltre che sotto il profilo fisico.
Bestiale.
E
magistrale.
Rimpiango
solo di non aver letto il manhwa da cui è stato tratto quando ne ho
avuto l'occasione. Adesso, ahimé, è fuori catalogo.
P.S.
Curiosità:
questo film è il secondo della trilogia di Park Chan-Wook sulla
vendetta. Gli altri sono “Mr Vendetta” e “Lady Vendetta”.
Nessun commento:
Posta un commento