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lunedì 5 agosto 2013

Morboso e brutale...


OLD BOY

(2003)


Un film sulla vendetta, che viaggia anche all'interno di essa, nei suoi meandri e nelle sue spire... Una vendetta spietata, sofisticata, complessa, che prima si gusta calda e poi fredda, quasi gelata, che si pasce della sua stessa crudeltà e vilipende tutto, dall'autodeterminazione all'amore – insozzato, snaturato barbaramente – e i cui motivi, tra l'altro, sono ancora da scoprire. In primis, per il suo protagonista, Dae–Su, reduce di quindici anni di prigionia, che, dopo aver perso tutto, convinto di aver finalmente riconquistato la libertà, è persino più vincolato di prima: una marionetta ignara nelle mani del suo carnefice.

La storia è morbosa, brutale (fin dall'arma che brandisce il nostro eroe: non l'elegante katana di Uma Thurman in Kill Bill, ma un martello, che già di per sé evoca torture e squassamenti di carne) angosciante, affrontata con il drammatico rispetto proprio degli asiatici per le questioni d'onore. Eppure, fra le sue pieghe, si scorgono sensibilità e tenerezza profonde, che, tuttavia, per contrasto, rendono il contesto ancora più claustrofobico, allucinante, nero.

La trama incalza e incuriosisce, rivelando sempre nuovi orrori. Emotivamente è faticosa, soffocante, non lascia spazio a risate liberatorie o ad ammiccamenti sornioni. E' irrimediabilmente cupa e scende sempre più nell'abisso: sentimentalmente e psicologicamente, oltre che sotto il profilo fisico.

Bestiale.

E magistrale.

Rimpiango solo di non aver letto il manhwa da cui è stato tratto quando ne ho avuto l'occasione. Adesso, ahimé, è fuori catalogo.

P.S.

Curiosità: questo film è il secondo della trilogia di Park Chan-Wook sulla vendetta. Gli altri sono “Mr Vendetta” e “Lady Vendetta”.

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