IL
CICLO ROMANO DI COLLEEN McCULLOUGH
Sei
romanzi storici che comprendono le figure di Mario, Silla e Cesare, e
in più, se vogliamo, il settimo, su Antonio e Cleopatra. Bellissimi,
multiformi, sfaccettati!
Si
va dalla fine del II secolo a. c. sino al 27 a.c..
I
grandi personaggi che tutti siamo stati costretti a studiare a scuola
ora prendono vita e sono portatori di passioni, di difetti, di
idiosincrasie e soprattutto di emozioni. Anche Roma diviene
respirabile e concreta, e così la romanità, di cui impariamo a
conoscere la realtà quotidiana, come quella politica, militare o
forense, la mentalità, i pregiudizi, le superstizioni... Il mos
maiorum. Ma scopriamo anche come trascorrevano le giornate le
matrone, quali piatti erano considerati i più prelibati, come
percorrere il cursus honorum... E quasi ci chiediamo se è la Storia
a divenire romanzo, o il romanzo a divenire Storia... Perché non ci
sono solo eventi eclatanti e battaglie, e perché questi non
scaturiscono all'improvviso in una successione di date, ma sono il
frutto della combinazione di un'infinità di eventi...
E
poi ci sono i cosiddetti comprimari. Di alcuni magari abbiamo già
sentito il nome, come Aurelia, la madre di Cesare, o Iulia, sua zia,
o Servilia, la madre di Bruto, ma qui riusciamo a coglierne la
personalità, qui si mostrano a noi come individui, complessi e
variegati... Ne comprendiamo il peso anche quando restano nell'ombra.
Ne
ameremo alcuni, ne odieremo altri, in qualche caso cambieremo idea,
ma sempre ci colpiranno. Tra tutti troneggia Cesare, naturalmente,
che incontriamo sin da bambino, il più giusto, il più affascinante,
ma non l'unico. Sono così tanti i Grandi del tempo! Cicerone,
Catone, Pompeo! E che sorpresa Silla, dal catalizzante lato oscuro! E
Scauro, Princeps Senatus, dallo spiccato senso dell'umorismo! Alcuni
così lontani dall'immagine “scolastica” o cinematografica, o da
Shakespeare...
Lo
stile della McCullough è molto dettagliato, e magari in principio
può non risultare appassionante (specie se si legge prima il secondo
volume e poi il primo, perché si è troppo impazienti per aspettare
che arrivi in libreria l'opera completa), apparendo quasi
documentaristico. Non indulge sulla storia d'amore quanto sulle
difficoltà di rifornire le legioni mentre sono in guerra. Ma quando
si entra nell'ottica, quando ci si abitua alla prosa scorrevole ma
capillare, ecco, allora non manca proprio nulla. E si sfiora l'Epica.
P.S.
Una
cosa che mi è rimasta impressa è l'efferatezza di certi episodi,
l'orrore agghiacciante e disumano insito in essi... Che pure, sui
libri di scuola, sembravano così... asettici, rapidi, puliti. Sapevo
di Fulvia e della lingua di Cicerone, e di Pomponia e del “barbecue
a base di schiavo” autocannibale, ma tutte quelle decapitazioni,
quelle teste sui rostri... Peggio de “Il Trono di Spade”! E
quanto spesso! E questa volta, a differenza che al Ginnasio, non di
sconosciuti si tratta, o di nomi sulla carta, ma di persone che per
un certo tempo “abbiamo frequentato”!
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