CALCOLI
RENALI
Ogni
tanto tornano e fanno male, anche se, negli ultimi anni, me la sono
sempre cavata con un po' di sabbia e qualche leggera contorsione...
Tuttavia,
quando, circa dieci anni fa, si erano presentati in tutto il loro
splendore avevano stravolto completamente la mia concezione del
dolore... Che è mai una succosa carie curata senza anestesia (il mio
dentista è un po' sadico)? Niente più che un brividello sulla
schiena, al confronto.
I
calcoli renali ti strappano l'anima e rendono particolarmente
difficile immaginare di essere un'eroina torturata per salvare il
mondo per rendere la situazione più nobile e sopportabile. Sono
dolore, puro e incontaminato, assoluto, totale, che annichilisce ogni
pensiero. Io personalmente non riesco a stare sdraiata, né seduta
(quindi assumo curiose posizioni alla Quasimodo), e mi sento come se
delle mani di strega mi strappassero le viscere, di continuo,
rimestando per bene. Nel frattempo accuso dolori allo stomaco,
bruciori, spasmi.
Oggi,
chissà perché, ho voglia di rimembrare la mia esperienza, che
naturalmente, come sempre, presenta anche tragici risvolti
familiari...
Ebbene,
era una notte buia e tempestosa, anche se era giugno inoltrato e il
tempo era sereno... Ore 3.00 a.m., accuso un dolore lancinante alla
schiena e ogni quindici minuti circa corro in bagno a rimettere.
Prima la cena, poi i succhi gastrici. Sveglio sorella e genitori, con
il caos che faccio. Pater mi deride. Avrai
mangiato troppo, come al solito!,
dice. Io mi indigno, è vero che sono golosa, ma non ho mai avuto
un'indigestione in vita mia, e poi il dolore è davvero troppo. Avrai
preso un colpo d'aria,
suggerisce Chiccachu (in giugno?), che quanto meno mi consiglia un
bagno caldo e si offre di farmi un massaggio. Io per poco non mi
vomito nella vasca, ma a parte questo il dolore non passa. Non sono
una che si lamenta facilmente, non sto a casa malata quando ho il
raffreddore (in cinque anni di Liceo, ho fatto circa tre giorni di
assenza), ma adesso sto davvero contorcendomi. I miei se ne tornano a
dormire.
Ore
4.00, temo di avere un ulcera. Non rimetto sangue, ma ho il corpo
totalmente svuotato, com'è che continuo a correre in bagno? Ormai
sono a corto anche di succhi gastrici.
Ore
5.00, un lampo di genio: consulto l'enciclopedia medica e deduco che
non di ulcera si tratta, ma di calcoli, di cui tra l'altro soffre
anche il Pater e già soffriva mio nonno. Non sono pericolosi, fanno
solo male, non morirò!
Ore
5.30, do la notizia al Pater. Pater mi deride. Bevi
un po' d'acqua, allora, no? Basta bere e camminare....
Già, peccato che io abbia perso la capacità di trattenere liquidi e
che ormai non stia più manco in piedi. Lo maledico. Lo insulto. Gli
tiro l'enciclopedia medica. Pater ride. Ha un umorismo bizzarro e
criminale.
Ore
7.30, mi trascino sul letto dei miei e li prego di portarmi d'urgenza
in Ospedale. Mater chiede se non posso aspettare le 13.30, così mi
accompagna dal dottore, che apre lo studio in quella fascia oraria.
In un fil di voce, rappresento che non sono sicura di arrivare
nemmeno alle 7.33. Svogliatamente, Mater si alza.
Ore
7.45, appena mi presento a Santa Corona mi rovescio sulla sedia del
Pronto Soccorso e l'infermiera gentilmente mi fa passare davanti a
tutti.
Mi
fanno dieci fiale di emobromo (di solito ne bastano quattro per far
passare il dolore), ma il male resta. Dall'ecografia risulta che in
effetti il rene è dilatato in modo assurdo e spropositato. Com'è
possibile?
Si stupisce il medico.
Taccio
sulla condotta scriteriata dei miei genitori.
Mi
ricoverano e finalmente Mater comincia a sentirsi un po' in colpa...
Pater
no. Pater non capisce perché debba recare tanto disturbo a 'sta
povera gente... Sigh!
HAHAHAHA
RispondiEliminaIl tuo "Pater" è un grande!!! ;)
Solo perché non lo conosci...
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