DI
BUONA FAMIGLIA
di Isabella Bossi Fedrigotti
In
tutta onestà lo stile di quest'autrice non mi piace. Non scrive
male, per nulla, ma la trovo pedante e a tratti mi infastidisce...
Eppure “Di buona famiglia” mi è piaciuto: ha una trama
interessante, pregna di sorprese, determinate soprattutto dalle
contrastanti personalità delle protagoniste, due sorelle, Clara e
Virginia, totalmente diverse fra loro (una fin troppo morigerata,
l'altra più libera e disinvolta, ma nell'intimo, in realtà, non
troppo lontane), che si amano e si detestano, ma che soprattutto
equivocano, si fraintendono, traggono conclusioni affrettate...
Lo
scopriamo attraverso il punto di vista prima dell'una e poi
dell'altra (il libro è diviso in due parti), che, ormai anziane ed
avvizzite, ci narrano la medesima storia, relativa all'intero arco
della loro vita, a partire dalla Prima Guerra Mondiale, confessandosi
e ricordando i medesimi episodi, analizzando il loro rapporto nel
dettaglio e scoprendo, di volta in volta, aspetti nascosti, taciuti,
che insieme, ribaltando valori e sovvertendo prospettive, compongono
un unico affresco, estremamente affascinante, ma al contempo amaro
e frustrante.
La
morale, quindi, è parlarsi, discutere, affrontarsi, litigare,
piuttosto, azzuffarsi, ma non trincerarsi dietro l'educazione e
rimuginare nel silenzio... Clara e Virginia, tuttavia, non hanno
davvero colpa di ciò: appartengono ad un altro tempo ed essendo “di
buona famiglia”, appunto, dovevano fare per forza così, affogando
nel perbenismo, nella rispettabilità, a costo di insterilirsi, di
non vivere e di compromettere il loro legame sostanzialmente per
nulla...
Uno
spunto intelligente, costruito e sviluppato con maestria, che
conquista fino alla fine, ma che, ad esempio, ne “Il catalogo delle
amiche” della medesima autrice, nonostante la maggior varietà di
punti di vista, non è stato reso con eguale efficacia.
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