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martedì 18 marzo 2014

Amore adolescenziale non corrisposto


IL GIARDINO DEI FINZI-CONTINI
di Giorgio Bassani

 
Una sorta di oasi incantata, di idillio perenne, in cui, in un tempo di persecuzioni, i ragazzi ebrei possono stringere amicizia, giocare, innamorarsi, illudendosi, almeno per un po', che la loro gioventù sia eterna, come quella di tutti nel momento in cui viene vissuta...

Siamo nel 1938, a Ferrara. Vengono emanate le leggi razziali e noi siamo ebrei: non possiamo più frequentare il Club di tennis. E' allora che Alberto e Micòl Finzi-Contini ci invitano a giocare con loro, nel giardino...

Ma chi sono i Finzi-Contini?

Ci vengono in mente a distanza di anni visitando la necropoli etrusca di Cerveteri. Ci sovviene la loro tomba, enorme, monumentale, quasi un mausoleo. Ma non tutti potranno riposarvi: alcuni sono stati catturati e deportati in un campo di concentramento nel 1943. Inclusa Micòl. E per certi versi il nostro cuore è ancora suo.

Una famiglia ricchissima, quella dei Finzi-Contini, ebrea, alto borghese, che abita in una grande villa con tanto di domestici.

Da piccoli li osservavamo, ci incuriosivano, specie Alberto e Micòl, nostri coetanei. Ma allora non potevamo frequentarli perché conducevano un'esistenza diversa dalla nostra: studiavano a casa, uscivano poco. Però capitava di incontrarsi alla Sinagoga (anche noi siamo ebrei – e noi siamo l'io narrante, ignoto, senza nome, cui ho la tendenza ad addizionarmi – ma di ceto più modesto, medio).

Finché un giorno, da adolescenti, Micòl non ci invita a scavalcare il muro di casa sua...

Una storia d'amore adolescenziale non corrisposto, che ci lacera senza requie, emozionandoci e rivelandoci la nostra fragilità e incompletezza. Dolce, ma dal retrogusto amaro, che ci impasta la bocca. Perché fa male, specie in gioventù, quando i sentimenti sono violenti e assoluti. Perché alle nostre spalle, incombente, c'è lo spettro del nazifascismo e delle persecuzioni. D'accordo, resteranno sullo sfondo, ma saranno comunque determinanti.

Un romanzo intimista, riflessivo, in cui gli stati d'animo del protagonista vengono espressi con sensibilità e delicatezza attraverso le sfumature. Notevole il dialogo tra il narratore e suo padre, inaspettato e significativo. Bellissimo e sfuggente il personaggio di Micòl, che ancora l'io narrante non ha rinunciato a rincorrere nei percorsi della memoria, anche se lei non c'è più.

Stilisticamente un libro interessante, a tratti impegnativo, con descrizioni accuratissime e dettagliate, che procedono in armonia con lo struggimento interiore del protagonista. Si soffermano malinconiche sui particolari più minuti creando sensazioni, oltre che paesaggi e volti, e riuscendo a rendere in modo autentico la personalità dei suoi personaggi nelle loro peculiarità e contraddizioni, facendoli apparire vivi, veri, e imprevedibili.

Indimenticabile.

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