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venerdì 7 marzo 2014

Non ci sono regole


LE REGOLE DELL'ATTRAZIONE
di Bret Easton Ellis

 
Dove la vera regola è che non ci sono regole: si va a letto con tutti, uomini e donne, senza criterio e spesso senza scopo. E naturalmente a tutti piacciono le persone sbagliate, anche se, comunque, la profondità di sentimenti è negata. Il fatto che tu ti strugga per un ragazzo che è adesso si trova in Europa (ma che tra qualche mese tornerà) non ti impedisce di accoppiarti con cinque tizi nell'ultimo trimestre...

Del resto, quando il bel giovine effettivamente rientra, manco si ricorda chi sei, quindi, in fondo, hai fatto bene...

Siamo al college, naturalmente. A Camden, New Hampshire.

Nell'America degli anni '80.

E oltre a far sesso con chiunque, senza quasi far la fatica di selezionare, ci si impegna a sballarsi il più possibile con qualunque tipo di droga e qualche alcolico, perennemente fatti. Si ascolta un sacco di musica. Si legge un po'. Si spettegola e si macinano cattiverie, senza preoccuparsi di nessuno. E si partecipa ad un sacco di party dal nome promettente: il Party-della-fine-del-mondo, il Party-sotto-il-vestito-niente, e via dicendo... Nient'altro.

Il punto di vista è soggettivo, e cambia di continuo: abbiamo Sean, Paul e Lauren, i protagonisti, curiosamente in relazione fra loro. Ma ci sono, ad esempio, anche Mitchell, Victor e Bertrand...

E poi salta fuori Patrick, il fratello di Sean. Sean Bateman. Solo che, hey, noi lo conosciamo già! Sì, perché Patrick Bateman è il protagonista di “American Psycho”. Ha una parte piccola qui, poco più di un cameo, però ci fa piacere ritrovarlo...

Per il resto... Il romanzo non è niente male. All'inizio disorienta un po' il sovrapporsi di azioni e nomi, ma poi affascina. Le cose sembrano diverse a seconda della prospettiva. E tornare agli anni '80 è sempre bello (anche se qui sono rappresentati con critico cinismo). Il contenuto in apparenza è nullo e ripetitivo, anche se maledettamente ben scritto e con qualche tocco di genialità... Però basta grattare un po', e si scorge altro sotto la superficie.

Non siamo ai livelli di “nerezza” di “American Psycho”, questo libro abrade di meno, è meno agghiacciante, meno disturbante...

Muore molta meno gente ;-).

Però è corrosivo, acido. Più triste.

Perché qui il dramma non riguarda un'unica persona, ma un'intera generazione.

Edonista, vuota e sola.

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