LE
REGOLE DELL'ATTRAZIONE
di Bret Easton Ellis
Dove
la vera regola è che non ci sono regole: si va a letto con tutti,
uomini e donne, senza criterio e spesso senza scopo. E naturalmente a
tutti piacciono le persone sbagliate, anche se, comunque, la
profondità di sentimenti è negata. Il fatto che tu ti strugga per
un ragazzo che è adesso si trova in Europa (ma che tra qualche mese
tornerà) non ti impedisce di accoppiarti con cinque tizi nell'ultimo
trimestre...
Del
resto, quando il bel giovine effettivamente rientra, manco si ricorda
chi sei, quindi, in fondo, hai fatto bene...
Siamo
al college, naturalmente. A Camden, New Hampshire.
Nell'America
degli anni '80.
E
oltre a far sesso con chiunque, senza quasi far la fatica di
selezionare, ci si impegna a sballarsi il più possibile con
qualunque tipo di droga e qualche alcolico, perennemente fatti. Si
ascolta un sacco di musica. Si legge un po'. Si spettegola e si
macinano cattiverie, senza preoccuparsi di nessuno. E si partecipa ad
un sacco di party dal nome promettente: il
Party-della-fine-del-mondo, il Party-sotto-il-vestito-niente, e via
dicendo... Nient'altro.
Il
punto di vista è soggettivo, e cambia di continuo: abbiamo Sean,
Paul e Lauren, i protagonisti, curiosamente in relazione fra loro. Ma
ci sono, ad esempio, anche Mitchell, Victor e Bertrand...
E
poi salta fuori Patrick, il fratello di Sean. Sean Bateman. Solo che,
hey, noi lo conosciamo già! Sì, perché Patrick Bateman è il
protagonista di “American Psycho”. Ha una parte piccola qui, poco
più di un cameo, però ci fa piacere ritrovarlo...
Per
il resto... Il romanzo non è niente male. All'inizio disorienta un
po' il sovrapporsi di azioni e nomi, ma poi affascina. Le cose
sembrano diverse a seconda della prospettiva. E tornare agli anni '80
è sempre bello (anche se qui sono rappresentati con critico
cinismo). Il contenuto in apparenza è nullo e ripetitivo, anche se
maledettamente ben scritto e con qualche tocco di genialità... Però
basta grattare un po', e si scorge altro sotto la superficie.
Non
siamo ai livelli di “nerezza” di “American Psycho”, questo
libro abrade di meno, è meno agghiacciante, meno disturbante...
Muore
molta meno gente ;-).
Però
è corrosivo, acido. Più triste.
Perché
qui il dramma non riguarda un'unica persona, ma un'intera
generazione.
Edonista,
vuota e sola.
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