IL
DOMANI CHE VERRA’
di John Marsden
Il
primo volume di un'eptalogia, che vorrei tanto poter leggere, ma di
cui per ora non sono usciti, in Italia, i sei seguiti.
Se
devo essere onesta non è che “Il domani che verrà” mi abbia
entusiasmata in modo eccessivo: i personaggi, nonostante gli sforzi,
sono piatti, “di repertorio”, privi di sfaccettature, i colpi di
scena prevedibili, e il lettore ideale per quest'opera,
plausibilmente, ha una ventina d'anni meno di me, il cosiddetto Young
Adult.
Ciò
nondimeno, lo spunto di base mi affascina da matti, e sarei davvero
curiosa di sapere come continua la saga, e possibilmente come
finisce, senza contare che i protagonisti, nel prosieguo, potrebbero
acquistare spessore e sorprendermi in modo meraviglioso. Talvolta
capita che la partenza sia tiepida...
Ecco
il soggetto: sette ragazzi australiani vanno in campeggio per una
settimana, isolandosi dal mondo e dai genitori, in quello che loro
chiamano l'Inferno e che è sostanzialmente un angolo di natura
incontaminata... Molto caratterizzati e diversi fra loro, ognuno con
le sue peculiarità, si dedicano, dunque, all'ozio, alla
“sopravvivenza” e a quello che normalmente fanno i giovani in
gruppo: confidenze, baci, avventura... Si divertono un sacco e hanno
la sensazione di crescere un po'. Poi tornano a casa. E crescono sul
serio. La situazione è straniante e riempie di terrore: non c'è più
nessuno. Neanche i genitori, neanche un biglietto. Le case sono
abbandonate, gli animali domestici morti, magari per fame o per
incuria. Com'è possibile? Che è successo? Qualcosa di spiazzante,
ma anche plausibile: occupazione militare da parte di non precisati
asiatici che necessitano di spazio per sopravvivere... E lo cercano
in Australia, dove ce n'è tanto, dove le case sono distanti
chilometri l'una dall'altra...
Dunque?
Che si fa? Semplice: si combatte.
Lo
si fa abbastanza civilmente, senza sacrifici eccessivi, senza troppo
sangue, con tante parole e molta ingenuità. Ma anche parecchie
risorse, ingegno e coraggio. Cercando di superare i propri limiti e
di maturare in fretta.
Ci
sta che l'inizio sia soft (anzi, forse non lo è abbastanza), i
personaggi sono ragazzi, non guerriglieri. Si fa l'occhiolino al
Romanzo di formazione, e ogni tanto non manca qualche riflessione
profonda, qualche intuizione interessante. Ciò non basta per farne
un buon libro, ma è sufficiente come inizio potenzialmente valido.
Lo
stile ha poche pretese, ma è scorrevole, piacevole, immediato, con
un bel ritmo, e sovente tenta un superficiale approfondimento
psicologico, che talvolta riesce e un po' commuove (ma più spesso
no, e anzi annoia). Il processo di immedesimazione è semplificato
dalla narrazione in prima persona da parte di Ellie, una dei sette
ragazzi (che presto diventano otto). C'è anche della genuinità in
questo romanzo, e forza, e tanto, tanto idealismo. Ma molte idee,
ecco, sono un po' trite. E molte emozioni hanno un retrogusto di
plastica, come se fossero state “confezionate” con un incarto
fasullo. Il “triangolo amoroso” appare forzato, gratuito e fuori
luogo. Non sempre ero emotivamente coinvolta, mi sorprendevo a
guardare i ragazzi dall'esterno, come se fossero, appunto, i
personaggi di un libro e niente più, mentre di norma mi risulta
spontaneo interiorizzare.
Il
giudizio complessivo, comunque, viaggia sul più che sufficiente, per
cui, ribadisco, auspico la traduzione del secondo volume... Non tra
mille anni, per favore!
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