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sabato 29 marzo 2014

Si combatte...


IL DOMANI CHE VERRA’
di John Marsden

 
Il primo volume di un'eptalogia, che vorrei tanto poter leggere, ma di cui per ora non sono usciti, in Italia, i sei seguiti.

Se devo essere onesta non è che “Il domani che verrà” mi abbia entusiasmata in modo eccessivo: i personaggi, nonostante gli sforzi, sono piatti, “di repertorio”, privi di sfaccettature, i colpi di scena prevedibili, e il lettore ideale per quest'opera, plausibilmente, ha una ventina d'anni meno di me, il cosiddetto Young Adult.

Ciò nondimeno, lo spunto di base mi affascina da matti, e sarei davvero curiosa di sapere come continua la saga, e possibilmente come finisce, senza contare che i protagonisti, nel prosieguo, potrebbero acquistare spessore e sorprendermi in modo meraviglioso. Talvolta capita che la partenza sia tiepida...

Ecco il soggetto: sette ragazzi australiani vanno in campeggio per una settimana, isolandosi dal mondo e dai genitori, in quello che loro chiamano l'Inferno e che è sostanzialmente un angolo di natura incontaminata... Molto caratterizzati e diversi fra loro, ognuno con le sue peculiarità, si dedicano, dunque, all'ozio, alla “sopravvivenza” e a quello che normalmente fanno i giovani in gruppo: confidenze, baci, avventura... Si divertono un sacco e hanno la sensazione di crescere un po'. Poi tornano a casa. E crescono sul serio. La situazione è straniante e riempie di terrore: non c'è più nessuno. Neanche i genitori, neanche un biglietto. Le case sono abbandonate, gli animali domestici morti, magari per fame o per incuria. Com'è possibile? Che è successo? Qualcosa di spiazzante, ma anche plausibile: occupazione militare da parte di non precisati asiatici che necessitano di spazio per sopravvivere... E lo cercano in Australia, dove ce n'è tanto, dove le case sono distanti chilometri l'una dall'altra...

Dunque? Che si fa? Semplice: si combatte.

Lo si fa abbastanza civilmente, senza sacrifici eccessivi, senza troppo sangue, con tante parole e molta ingenuità. Ma anche parecchie risorse, ingegno e coraggio. Cercando di superare i propri limiti e di maturare in fretta.

Ci sta che l'inizio sia soft (anzi, forse non lo è abbastanza), i personaggi sono ragazzi, non guerriglieri. Si fa l'occhiolino al Romanzo di formazione, e ogni tanto non manca qualche riflessione profonda, qualche intuizione interessante. Ciò non basta per farne un buon libro, ma è sufficiente come inizio potenzialmente valido.

Lo stile ha poche pretese, ma è scorrevole, piacevole, immediato, con un bel ritmo, e sovente tenta un superficiale approfondimento psicologico, che talvolta riesce e un po' commuove (ma più spesso no, e anzi annoia). Il processo di immedesimazione è semplificato dalla narrazione in prima persona da parte di Ellie, una dei sette ragazzi (che presto diventano otto). C'è anche della genuinità in questo romanzo, e forza, e tanto, tanto idealismo. Ma molte idee, ecco, sono un po' trite. E molte emozioni hanno un retrogusto di plastica, come se fossero state “confezionate” con un incarto fasullo. Il “triangolo amoroso” appare forzato, gratuito e fuori luogo. Non sempre ero emotivamente coinvolta, mi sorprendevo a guardare i ragazzi dall'esterno, come se fossero, appunto, i personaggi di un libro e niente più, mentre di norma mi risulta spontaneo interiorizzare.

Il giudizio complessivo, comunque, viaggia sul più che sufficiente, per cui, ribadisco, auspico la traduzione del secondo volume... Non tra mille anni, per favore!

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