DOCTOR
SLEEP
di Stephen King
Alias
Dan Torrance, il bambino di Shining, ormai cresciuto, che dopo essere
riuscito a sottrarsi all'alcolismo (che tormentava anche suo padre,
il nostro vecchio Jack) aiuta i pazienti di una casa di riposo a
passare a miglior vita...
Ha
ancora la Luccicanza, e molti rimpianti, mentre ha imparato a tenere
a bada i fantasmi dell'Overlook... Benché in un certo senso torni
pure l'albergo malefico, con cui Dan chiude i conti una volta per
tutte, incappando, per giunta, in molto altro, nel bene (una
discepola e una... ops, non sveliamo il colpo di scena – peraltro
quasi ovvio) e nel male... Ed è proprio nel male l'aspetto più
interessante di questo romanzo: il Vero Nodo. Diavoli vuoti, vengono
definiti, ma sono più una sorta di vampiri nomadi travestiti da
camperisti che si nutrono dell'essenza delle persone dotate di
Shining (ragazzini, preferibilmente) dopo averle torturate. Sono
molto suggestivi assai ben caratterizzati e affascinanti nelle loro
abitudini e rituali. Se si vuole cavillare non risultano troppo
originali per chi macina racconti classici horror da anni, ma
comunque risultano interessanti e ben riusciti, specie Papà Corvo e
Rose Cilindro (a parte quando mostrano il dente. In queste scene c'è
qualcosetta di vagamente fasullo, quasi patetico, che invece, nelle
intenzioni, dovrebbe apparire terrorizzante. Mah!), di cui ho adorato
in primis i nomi ridicoli, un po' da pagliaccio. Perché dei
pagliacci bisogna sempre diffidare ;)
(Pennywise docet).
Il
romanzo non è malaccio. I riferimenti a Shining non sono fastidiosi
e si dimostrano abbastanza superficiali, eccetto che per il
protagonista (ma se King se ne fosse inventato uno ex novo non
sarebbe stata una gran perdita) e il rapporto con la bottiglia (di
cui ci viene descritta una significativa evoluzione, rispetto al
connubio Jack Torrance/Alcool).
L'atmosfera
non c'entra nulla con il precedente, molto più distesa, meno
claustrofobica, più positiva, distesa, ma in fondo meglio così. La
mia paura era di imbattermi in una stanca operazione commerciale (che
comunque c'è stata, anche se in un senso diverso, è innegabile, e
ha puntato più sul film di Kubrik, disprezzatissimo dallo scrittore,
che sull'ambito letterario, ma forse King è innocente), preoccupata
solo di bissare il vecchio successo, ricalcandolo e tradendolo al
contempo. Invece no: questo libro ha una personalità tutta sua, e
per quanto possa essere a tutti gli effetti definito un seguito
(sebbene non precluda una lettura avulsa dal precedente) si ritaglia
spazi suoi.
Anche
se...
Le
prime centocinquanta pagine, pur scritte meravigliosamente
(nonostante qualche eccesso di autocompiacimento in alcuni passaggi,
che fanno pensare ad un tizio che mentre narra schiocca di frequente
la lingua, goduto per il fatto stesso di sentire la sua voce) sono
una flebo assurda... Non sono faticose da leggere, ma indubbiamente
scoraggiano un po', costituendo una lunga premessa che sarebbe stato
meglio scorciare... Ma poi la trama decolla e si consuma in un
attimo. Prevedibile, ma gradevole e con più di un motivo di
interesse. L'unico neo è che non mi sono affezionata a nessuno. Di
solito adoro i personaggi kinghiani, ma qui... Boh... Abra è troppo
perfettina, Lucy irritante, così Dave, suo marito e Cetta, la
“Momma”... Pedanti, istericucci e noiosi. E pure Dan mi pare un
po' piatto. Fra tutti, quelli che ho prediletto sono il Dottor
John e
Billy, però non sono impazzita nemmeno per loro... Avrei dovuto
provare empatia, immedesimarmi, soffrire... Invece niente. Speravo
nella loro buona sorte, certo, ma senza convinzione.
E,
per buttare fuori tutto, ho un po' patito i riferimenti alle Torri
Gemelle. Credo che avrebbero potuto esserci risparmiati.
Nel
complesso, tuttavia, Doctor Sleep è un libro discreto, piacevole,
godibile, ma non eccezionale.
E
sicuramente non spaventoso.
Neanche
di riflesso.
Ma
del resto, come si può non leggere?
E'
del Re.
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