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mercoledì 12 marzo 2014

Si ritaglia spazi suoi


DOCTOR SLEEP
di Stephen King

 
Alias Dan Torrance, il bambino di Shining, ormai cresciuto, che dopo essere riuscito a sottrarsi all'alcolismo (che tormentava anche suo padre, il nostro vecchio Jack) aiuta i pazienti di una casa di riposo a passare a miglior vita...

Ha ancora la Luccicanza, e molti rimpianti, mentre ha imparato a tenere a bada i fantasmi dell'Overlook... Benché in un certo senso torni pure l'albergo malefico, con cui Dan chiude i conti una volta per tutte, incappando, per giunta, in molto altro, nel bene (una discepola e una... ops, non sveliamo il colpo di scena – peraltro quasi ovvio) e nel male... Ed è proprio nel male l'aspetto più interessante di questo romanzo: il Vero Nodo. Diavoli vuoti, vengono definiti, ma sono più una sorta di vampiri nomadi travestiti da camperisti che si nutrono dell'essenza delle persone dotate di Shining (ragazzini, preferibilmente) dopo averle torturate. Sono molto suggestivi assai ben caratterizzati e affascinanti nelle loro abitudini e rituali. Se si vuole cavillare non risultano troppo originali per chi macina racconti classici horror da anni, ma comunque risultano interessanti e ben riusciti, specie Papà Corvo e Rose Cilindro (a parte quando mostrano il dente. In queste scene c'è qualcosetta di vagamente fasullo, quasi patetico, che invece, nelle intenzioni, dovrebbe apparire terrorizzante. Mah!), di cui ho adorato in primis i nomi ridicoli, un po' da pagliaccio. Perché dei pagliacci bisogna sempre diffidare ;) (Pennywise docet).

Il romanzo non è malaccio. I riferimenti a Shining non sono fastidiosi e si dimostrano abbastanza superficiali, eccetto che per il protagonista (ma se King se ne fosse inventato uno ex novo non sarebbe stata una gran perdita) e il rapporto con la bottiglia (di cui ci viene descritta una significativa evoluzione, rispetto al connubio Jack Torrance/Alcool).

L'atmosfera non c'entra nulla con il precedente, molto più distesa, meno claustrofobica, più positiva, distesa, ma in fondo meglio così. La mia paura era di imbattermi in una stanca operazione commerciale (che comunque c'è stata, anche se in un senso diverso, è innegabile, e ha puntato più sul film di Kubrik, disprezzatissimo dallo scrittore, che sull'ambito letterario, ma forse King è innocente), preoccupata solo di bissare il vecchio successo, ricalcandolo e tradendolo al contempo. Invece no: questo libro ha una personalità tutta sua, e per quanto possa essere a tutti gli effetti definito un seguito (sebbene non precluda una lettura avulsa dal precedente) si ritaglia spazi suoi.

Anche se...

Le prime centocinquanta pagine, pur scritte meravigliosamente (nonostante qualche eccesso di autocompiacimento in alcuni passaggi, che fanno pensare ad un tizio che mentre narra schiocca di frequente la lingua, goduto per il fatto stesso di sentire la sua voce) sono una flebo assurda... Non sono faticose da leggere, ma indubbiamente scoraggiano un po', costituendo una lunga premessa che sarebbe stato meglio scorciare... Ma poi la trama decolla e si consuma in un attimo. Prevedibile, ma gradevole e con più di un motivo di interesse. L'unico neo è che non mi sono affezionata a nessuno. Di solito adoro i personaggi kinghiani, ma qui... Boh... Abra è troppo perfettina, Lucy irritante, così Dave, suo marito e Cetta, la “Momma”... Pedanti, istericucci e noiosi. E pure Dan mi pare un po' piatto. Fra tutti, quelli che ho prediletto sono il Dottor John e Billy, però non sono impazzita nemmeno per loro... Avrei dovuto provare empatia, immedesimarmi, soffrire... Invece niente. Speravo nella loro buona sorte, certo, ma senza convinzione.

E, per buttare fuori tutto, ho un po' patito i riferimenti alle Torri Gemelle. Credo che avrebbero potuto esserci risparmiati.

Nel complesso, tuttavia, Doctor Sleep è un libro discreto, piacevole, godibile, ma non eccezionale.

E sicuramente non spaventoso.

Neanche di riflesso.

Ma del resto, come si può non leggere?

E' del Re.

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