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martedì 11 marzo 2014

Non c'è traccia di civiltà


IL SIGNORE DELLE MOSCHE
di William Golding
 

Uno di quei libri che sono una doccia gelida di acqua sporca, che ti spalancano gli occhi e ti rivelano sulla natura umana più di un saggio sull'argomento, semplicemente mostrandotela in tutto il suo splendore (ehmm...).

Siamo in un tempo imprecisato, nel mezzo di una guerra, ma non si sa quale... Un aereo precipita, si salva solo un gruppo di ragazzini inglesi e beneducati (esclusivamente maschi) che trova rifugio su un'isola deserta modello Lost, ma priva di fenomeni strani, di Altri, e di mostri... In teoria...

Non ci sono adulti, non c'è traccia di civiltà. Ci sono soltanto loro, i ragazzini. Il primo pensiero, quindi, è sopravvivere, cercare di organizzarsi e spartirsi i compiti, creando dei ruoli, dandosi delle regole. Fino a che... le regole vanno a catafascio, qualcuno assaggia il potere e vuole conservarlo, ci si riscopre selvaggi e antisociali con tendenze sociopatiche e saltano fuori paure ancestrali e nuovi riti ideati ad hoc, barbari, brutali, omicidi. Gli studenti regrediscono ad uno stadio animalesco, tra il mentalmente disturbato, il superstizioso e il primitivo.

Non tutti, però.

Ed è per loro che le cose si mettono peggio.

Un romanzo micidiale sulla corruzione insita nell'uomo, ferocemente pessimistico, ma, purtroppo, realistico e credibile, capace di scoperchiare terrori atavici, ingiustificati, irrazionali, che emergono dirompenti, nefasti, contribuendo a deteriorare ed alterare equilibri e prospettive (meraviglioso il dialogo tra Simone e la testa di maiale). Allo stesso tempo, l'opera (scritta nel 1952) si erge a paradigma dei Totalitarismi, analizzandoli nella loro origine, sviluppo ed epilogo.

La violenza è fisica, ma anche e soprattutto psicologica e spesso si accompagna alla manipolazione, specie in riferimento ai più piccoli (i ragazzini non sono coetanei, ma di età varia).

Può darsi che la lettura non vi stimoli subito: la partenza è lenta, lo stile non sempre lineare, e a volte i dettagli sfuggono o sembrano superflui... Ma, se non siete troppo impressionabili, andate avanti, ne vale la pena.

Per il gusto immediato della storia, per le riflessioni che essa contiene, per la curiosità che comincerà presto a divorarvi, per le suggestioni primordiali, per quello che la lettura vi lascerà dopo, ad agitarsi, a dibattersi, in un punto in ombra del vostro cervello, in un angolo remoto del vostro cuore.

Un'esperienza folgorante.

2 commenti:

  1. Pensa che una volta avevo cominciato a leggerlo ... ma poi mi sono arenato e non sono più andato avanti. Ed il curioso è che a leggere la tua recensione sembra quasi impossibile annoiarsi con questo libro ... ma a me è successo. Non è un libro che fa per me, non mi ha preso ... anche se sicuramente è un capolavoro nel suo genere

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  2. Secondo me è per via dello stile dell'autore: non è immediato, e ci sono addirittura dei brani che possono risultare un po' involuti. Potresti provare a dargli un'altra possibilità, magari quando sei davvero davvero rilassato e hai la giusta disposizione mentale. Di solito sono i personaggi e il modo si scrivere ad attirarmi in un libro, qui invece è proprio la trama che merita. E più vai avanti più migliora, la fine è super congestionata... Bax!

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