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lunedì 31 marzo 2014

Non fidatevi troppo...


LA DONNA PERFETTA
di Ira Levin


Non ci viene mostrato nulla, però si allude tanto, e questo è sufficiente per inquietarci. Spaventarci, persino.

Eppure non è un horror, e forse nemmeno un thriller. C'è tanta ironia, graffiante, pungente, ma anche parecchio disagio.

La fine non ci viene spiegata, ma noi la vediamo lo stesso. Non abbiamo conferme, ma anche sì. E ne restiamo agghiacciati.

Joanna si trasferisce con la famiglia nell'idilliaca cittadina di Stepford, l'ideale per crescere i figli. Siamo in America, inizio anni Settanta, il femminismo ormai si sta affermando e Joanna è una donna moderna, volitiva, con l'hobby della fotografia, che però le garantisce saltuari guadagni e talvolta la pubblicazione dei suoi lavori. Non è una di quelle mogli sempre impeccabili, eleganti e truccate, e neppure una perfetta massaia. Le donne di Stepford sì, però, praticamente tutte. Formose, curatissime, sempre affaccendate nella pulizia della casa, senza interessi e senza passioni. La perfezione, dal punto di vista maschile. Dal punto di vista femminile, però, sono vuote, aberranti.

A Joanna la circostanza che siano tutte così pare strana, soprattutto perché, scopre, a Stepford la realtà prima era diversa. Quando il Club degli Uomini, frequentato anche da suo marito, non c'era ancora le sue vicine stereotipate erano sempre in fermento. Attive, vivaci. Come lei. Dunque? Anche una sua amica cambia, una ancora più emancipata di lei. E da un giorno all'altro. All'improvviso. Dopo un week-end romantico col marito... Quindi? Che cosa è accaduto? Sostanze dannose nell'aria? E perché colpiscono solo le donne? E' qualche gas? Oppure...

Il titolo con cui questo libro è stato pubblicato la prima volta in Italia è “La fabbrica delle mogli”, e questo la dice lunga...

Il Romanzo è avvincente, attuale, benché scritto nel 1972, e si legge in un attimo: lo stile è asciutto, asettico, ma brillante. Il punto di vista è quello di Joanna e ci consente maggiore immedesimazione. All'inizio va tutto bene, siamo contente di essere a Stepford. La casa è bella, i vicini gentili, il quartiere elegante. Poi scivoliamo nella paranoia. Lentamente, ma non troppo.

Solo che non è paranoia.



Nella mia edizione c'è l'introduzione di Chuck Palahniuk che osserva alcune cose intelligenti, e ne sostiene altre che non condivido.

Il mio consiglio è di leggerla alla fine, dopo aver affrontato il romanzo.

E di non fidarsi troppo dell'autore di “Fight Club”.

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