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domenica 9 marzo 2014

Senza scampo.


DIECI
di Andrej Longo

 
Come dieci sono i Comandamenti.

A questo si ispira il libro, una raccolta di racconti fulminanti, brevi, duri, coperti di ferite, che si soffermano su ciascuno dei precetti divini (Non rubare, Non uccidere, Onora il padre e la madre...) in modo esatto e crudo, veloce ed essenziale.

Senza scampo.

Sono tutti ambientati a Napoli, con protagonisti diversi, carnefici o vittime, o entrambe le cose. Sono interessanti presi singolarmente (tra tutti quello che ho preferito è il dolorosissimo “Non commettere atti impuri”), ma se considerati l'uno in fila all'altro creano un affresco attuale, vivido, variopinto, che denuncia e mette in luce molti mali, partenopei e non, offrendo lo spaccato di una realtà troppo spesso sentita come lontana, distante. Ma che è qui. A un passo da noi. Non solo a Napoli.

I Comandamenti vengono violati tutti, sistematicamente, in ogni racconto. Ma talvolta senza colpa, suggerendo un'assoluzione, più che una condanna.

Ma più sovente le colpe ci sono, e gravi, però non sempre sono attribuibili solo all'individuo. Anche il sistema è responsabile, anche chi non c'è, chi non guarda. Specie le istituzioni.

C'è una punta di polemica, nell'accostamento religioso, ma pure un senso di speranza.

Perché è vero che in certi contesti Dio pare assente e noi ci sentiamo invischiati e avvinti da una subcultura brutale che in qualche modo ci priva del libero arbitrio in nome della sopravvivenza. Ma è altrettanto vero che è possibile ribellarsi e andare controcorrente, rispettando il nostro prossimo e noi stessi. Ce lo insegna il vecchietto di “Non rubare”, non a parole, ma con le azioni.

I personaggi ricalcano i tipici stereotipi urbani del meridione (dal boss alla sgualdrella), ma non paiono un vuoto cliché, sembrano veri, sono fragili, umani, e sono incisivi, restandoci impressi e strappandoci della tenerezza, della compassione. Le trame non brillano per originalità, ma riescono ugualmente a sorprendere, a sbarrarci gli occhi, a rivelarci qualcosa. I dialoghi sono scarni, ma realistici e il libro si legge in un lampo, non solo perché è corto. Ma perché è affilato, tagliente.

E ci impone di continuare a leggere.

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