Se ti è piaciuto il mio blog


web

lunedì 28 aprile 2014

Molto femminile


LA RAGAZZA CON L'ORECCHINO DI PERLA
di Tracy Chevalier

 
In cui facciamo la conoscenza del pittore Jan Vermeer e di uno dei suoi quadri più famosi (ma non soltanto): quello del titolo, appunto, e della fanciulla che lo ha ispirato. Ma non si tratta di un'opera noiosa e didascalica: al contrario è piena di pathos e quotidianità, anche se i sentimenti non vengono proclamati a voce alta, ma si celano nelle sfumature, nelle piccole attenzioni. In gesti che solo due anime affini possono cogliere e da cui gli altri sono esclusi, anche se hanno sposato l'artista o fanno parte della sua famiglia da anni. E quando se ne accorgono non comprendono, se non parzialmente, ma in un senso sbagliato. E si scatenano invidie e gelosie.

XVII Secolo, siamo a Delft, in Olanda. Griet, la nostra protagonista, è una fanciulla tranquilla, pacata, che quando taglia le verdure si premura di disporle secondo un'armonia cromatica. Verrà così notata da Vermeer, non ricco, magari, ma benestante, il quale la prenderà a servizio presso la sua famiglia. Presto la composta servetta verrà ammessa nel suo laboratorio, partecipando alla sua attività artistica più di quanto abbia mai fatto chiunque altro prima...

Questo romanzo mi è piaciuto per molti motivi: per la trama, di una delicatezza e di una sensibilità sublimi, per lo stile dell'autrice, diretto, scorrevole, ed al contempo denso di minuzie e di suggestioni, per la possibilità che ci offre di respirare l'aria autentica del tempo e di sbirciare nell'atelier di un grande pittore, ma soprattutto per i personaggi, che ci vengono mostrati nella loro interiorità, più che descritti, lasciando a noi le conclusioni, come in tutte le opere migliori.

Ed è proprio la complicità tra Griet, che finirà per posare per lui, e Jan Vermeer il motore del romanzo. E può sembrare che non accada nulla, ma la verità è che succede di tutto. E commuove, ma con grazia, con misura, senza gli eccessi facili e scontati dei polpettoni strappalacrime.

Un'opera molto femminile, che definisco storica (nei tag) solo per la collocazione temporale e da cui, nel 2003, è stato tratto l'omonimo film di Peter Webber, con Colin Firth e Scarlett Johansson. In cui, per una volta, la tragica immobilità facciale dell'attrice ha giocato a suo favore rendendola un'interprete perfetta per il ruolo di Griet e i suoi silenzi.

Nessun commento:

Posta un commento