E
L'ECO RISPOSE
di Khaled Hosseini
Non
posso affermare che Hosseini non mi piaccia, ed infatti continuo a
leggerlo. In generale, però, l'impressione che ho avuto sia con “Il
cacciatore di aquilone” sia con l'ancora più bello “Mille
splendidi soli” è che l'autore sia un tantino sopravvalutato. Non
che di per sé non sia meritevole: lo è. Ma le sue trame hanno un
qualcosa di artificioso, di troppo facile, di scontato, di
superficiale, che mi fanno pensare, al di là degli importanti temi
toccati e all'intensa e vivida realtà che descrivono, alla
“letteratura commerciale”, confezionata ad hoc per compiacere le
masse.
Tuttavia
“E l'eco rispose” mi sembra avere una scintillina in più,
rispetto ai precedenti: è più ambizioso. Soprattutto a livello di
“montaggio”, con tutti questi passaggi di testimone, con questo
puzzle che ci fa saltare da un personaggio all'altro, da un paese
all'altro, unito ai precedenti da un filo rosso più o meno sottile.
Però (dato che in fin dei conti nella “massa” ci sono anche io)
l'ho apprezzato meno rispetto agli altri. E' meno coinvolgente,
specie in ordine ai capitoli centrali, e spesso ho interrotto la
lettura per periodi lunghi, tornando ad aprire il volume solo con lo
scopo di finirlo e “toglierlo di lì”. Effetto che, ad esempio,
non mi fa David Mitchell, benché, in generale, abbia un modo simile
di costruire le trame (con la differenza che spesso il filo rosso che
unisce le sue storie è talmente esile che si intravede appena).
Eppure la voglia di leggerlo non scema mai. Certo, quando poi ho
ripreso “L'eco” in mano ho impiegato appena poche righe per
reimmergermi nella narrazione e a faticare ad abbandonarla. Ma
terminato il capitolo e passata quindi ad un personaggio nuovo, bon,
di nuovo sono tornata a chiudere senza esitazioni e senza rimpianti.
Però...
ecco, dopo che finalmente sono arrivata in fondo, mi è parso che mi
abbia lasciato qualcosa in più dei suoi precedenti best sellers. Non
l'ho dimenticato istantaneamente, come gli altri, e ogni tanto un
pensiero o una suggestioni mi si affaccia alla mente. Forse ciò
dipende solo dal fatto che abbia impiegato assai più tempo per
leggerlo, o dalla mia disposizione d'animo, o ai libri che ho
iniziato nel mezzo. Ma forse, invece, Hosseini ha fatto un passo in
più nel suo percorso di scrittore.
“E
l'eco rispose” non si limita ad avere solo due o tre volti:
presenta un mondo screziato, intimista e sfaccettato in cui i
ribaltamenti di prospettiva sono molteplici, ricreando la complessità
dei sentimenti, dell'umanità, e dell'amore in particolare, che
possono portare a scelte discutibili, a modi diversi di sacrificio,
che però non si rivelano ad un primo sguardo, tanto che, per
comprenderli, è necessario ascoltare la voce di tutti,
ricostruendone le motivazioni.
E'
vero, sotto alcuni aspetti il libro risulta disorganico, forzato. Ma
anche la vita la è, e difficilmente riesce ad essere lineare e
bilanciata.
E
forse è sostanzialmente questo il punto: questa volta al lettore è
richiesto qualcosa in più che seguire supinamente la narrazione,
immedesimarsi, e soffrire.
Qui
il lettore deve mettere insieme i pezzi e comprendere. Scavare.
Riesaminare.
Il
romanzo inizia con una favola afghana su un bimbo ceduto ad un mostro
per la salvezza dei familiari, continua con una bimba strappata al
suo fratellino e venduta ad una famiglia ricca ad opera dello zio e
del papà, e poi con la testimonianza dello zio che ci racconta
perché la soluzione gli sembrava la migliore per tutti, specie per
la bambina, la piccola Pari... Si andrà avanti negli anni, sino alla
vecchiaia dei due bimbi, ci si sposterà in vari paesi, si
intersecheranno altre storie, di parenti, conoscenti, amici...
Rispetto
ai precedenti successi di Hosseini ci saranno meno violenza, meno
sopraffazioni. E forse anche meno Afghanistan, nel senso che la sua
realtà non verrà catturata con forza, ma lasciata in secondo piano,
come uno sfondo, e noi non la sentiremo nostra. Anzi, non la
sentiremo e basta, fungerà solo da contesto.
Ma
può darsi che questa non sia una mancanza, ma un tentativo di
rappresentare l'universalità dell'amore, di rinnovare le proprie
tematiche, di evitare la ripetizione.
Se,
ex post, dovessi scegliere di leggere uno solo dei romanzi di
Hosseini opterei senza indugio per “Mille splendidi soli” o per
“Il cacciatore di aquiloni”, e considererei questo trascurabile.
Ma se dovessi rileggerne uno solo tra essi tra dieci anni, credo che
la mia scelta cadrebbe su “E l'eco rispose”, perché è possibile
che si debba riassaporare più di una volta per capirlo davvero,
mentre gli altri due sono assolutamente immediati.
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