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mercoledì 30 aprile 2014

Una scintillina in più...


E L'ECO RISPOSE
di Khaled Hosseini

 
Non posso affermare che Hosseini non mi piaccia, ed infatti continuo a leggerlo. In generale, però, l'impressione che ho avuto sia con “Il cacciatore di aquilone” sia con l'ancora più bello “Mille splendidi soli” è che l'autore sia un tantino sopravvalutato. Non che di per sé non sia meritevole: lo è. Ma le sue trame hanno un qualcosa di artificioso, di troppo facile, di scontato, di superficiale, che mi fanno pensare, al di là degli importanti temi toccati e all'intensa e vivida realtà che descrivono, alla “letteratura commerciale”, confezionata ad hoc per compiacere le masse.

Tuttavia “E l'eco rispose” mi sembra avere una scintillina in più, rispetto ai precedenti: è più ambizioso. Soprattutto a livello di “montaggio”, con tutti questi passaggi di testimone, con questo puzzle che ci fa saltare da un personaggio all'altro, da un paese all'altro, unito ai precedenti da un filo rosso più o meno sottile. Però (dato che in fin dei conti nella “massa” ci sono anche io) l'ho apprezzato meno rispetto agli altri. E' meno coinvolgente, specie in ordine ai capitoli centrali, e spesso ho interrotto la lettura per periodi lunghi, tornando ad aprire il volume solo con lo scopo di finirlo e “toglierlo di lì”. Effetto che, ad esempio, non mi fa David Mitchell, benché, in generale, abbia un modo simile di costruire le trame (con la differenza che spesso il filo rosso che unisce le sue storie è talmente esile che si intravede appena). Eppure la voglia di leggerlo non scema mai. Certo, quando poi ho ripreso “L'eco” in mano ho impiegato appena poche righe per reimmergermi nella narrazione e a faticare ad abbandonarla. Ma terminato il capitolo e passata quindi ad un personaggio nuovo, bon, di nuovo sono tornata a chiudere senza esitazioni e senza rimpianti.

Però... ecco, dopo che finalmente sono arrivata in fondo, mi è parso che mi abbia lasciato qualcosa in più dei suoi precedenti best sellers. Non l'ho dimenticato istantaneamente, come gli altri, e ogni tanto un pensiero o una suggestioni mi si affaccia alla mente. Forse ciò dipende solo dal fatto che abbia impiegato assai più tempo per leggerlo, o dalla mia disposizione d'animo, o ai libri che ho iniziato nel mezzo. Ma forse, invece, Hosseini ha fatto un passo in più nel suo percorso di scrittore.

E l'eco rispose” non si limita ad avere solo due o tre volti: presenta un mondo screziato, intimista e sfaccettato in cui i ribaltamenti di prospettiva sono molteplici, ricreando la complessità dei sentimenti, dell'umanità, e dell'amore in particolare, che possono portare a scelte discutibili, a modi diversi di sacrificio, che però non si rivelano ad un primo sguardo, tanto che, per comprenderli, è necessario ascoltare la voce di tutti, ricostruendone le motivazioni.

E' vero, sotto alcuni aspetti il libro risulta disorganico, forzato. Ma anche la vita la è, e difficilmente riesce ad essere lineare e bilanciata.

E forse è sostanzialmente questo il punto: questa volta al lettore è richiesto qualcosa in più che seguire supinamente la narrazione, immedesimarsi, e soffrire.

Qui il lettore deve mettere insieme i pezzi e comprendere. Scavare. Riesaminare.

Il romanzo inizia con una favola afghana su un bimbo ceduto ad un mostro per la salvezza dei familiari, continua con una bimba strappata al suo fratellino e venduta ad una famiglia ricca ad opera dello zio e del papà, e poi con la testimonianza dello zio che ci racconta perché la soluzione gli sembrava la migliore per tutti, specie per la bambina, la piccola Pari... Si andrà avanti negli anni, sino alla vecchiaia dei due bimbi, ci si sposterà in vari paesi, si intersecheranno altre storie, di parenti, conoscenti, amici...

Rispetto ai precedenti successi di Hosseini ci saranno meno violenza, meno sopraffazioni. E forse anche meno Afghanistan, nel senso che la sua realtà non verrà catturata con forza, ma lasciata in secondo piano, come uno sfondo, e noi non la sentiremo nostra. Anzi, non la sentiremo e basta, fungerà solo da contesto.

Ma può darsi che questa non sia una mancanza, ma un tentativo di rappresentare l'universalità dell'amore, di rinnovare le proprie tematiche, di evitare la ripetizione.

Se, ex post, dovessi scegliere di leggere uno solo dei romanzi di Hosseini opterei senza indugio per “Mille splendidi soli” o per “Il cacciatore di aquiloni”, e considererei questo trascurabile. Ma se dovessi rileggerne uno solo tra essi tra dieci anni, credo che la mia scelta cadrebbe su “E l'eco rispose”, perché è possibile che si debba riassaporare più di una volta per capirlo davvero, mentre gli altri due sono assolutamente immediati.

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