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venerdì 9 maggio 2014

Complesso q.b.


PERDIDO STREET STATION
di China Miéville


Romanzo fantasy sui generis, ricco di suggestioni diverse, tra horror, magia e fantascienza, e una strizzata d'occhio allo steampunk. Complesso q.b. (e anche un po' di più), lisergico, claustrofobico, elaborato e immaginifico, ci introduce nella città di New Crobuzon, in un mondo nuovo, caotico, fantasmagorico e ingarbugliato, con le sue regole proprie (difficilissime) ed un indiscutibile fascino. Spesso disturbante.

Isaac, il nostro protagonista, è un tipo fuori dal comune, uno scienziato bizzarro e ciccioncello, poco accademico, anticonvenzionale, con una donna-coleottero scultrice come amante. Alla sua porta bussa Yagharek, un garuda, che, come ci dice il nome dai risvolti mitologici, è una sorta di uomo uccello, al quale sono state amputate le ali. Una severa punizione per un crimine che ad Isaac (e a noi) sembra roba da poco, qualcosa di tipicamente garuda e delirante, sulla violazione della libertà di scelta... E poi Yagharek ci piace, e ci fa pure un po' pena, non possiamo pensare che bene di lui, senza contare che, hey, può addirittura permettersi di pagarci come si conviene, ossia tanto! E poi la sfida ci stimola, ha il sapore dell'impossibile... così Isaac si fionda nell'impresa accumulando e studiando creature volanti. Tra queste un bel larvone illegale che pappa droga allucinogena e poi evolve in una farfalla mostruosa, che vampirizza i sognatori, lasciandoli svuotati e catatonici. E siamo solo alle premesse...

La prima sensazione che ho avuto cominciando questo libro è stata di perdermi, di confondermi, di venir inghiottita da descrizioni fiume di cose astruse: brancolavo priva di linee guida tra la più variopinta e soffocante fauna di senzienti dai tempi della taverna di Mos Eisley, senza raccapezzarmi manco di striscio tra inquinamento, follia industriale e autorità repressive. Kephri? Rifatti? E il romanzo mi sembrava pesante, difficoltoso. Ma basta un po' di pazienza e i punti fermi arrivano mentre la storia (e la visionarietà del suo autore) ci conquistano, fino alla dipendenza. Fino ad avvincerci, coinvolgerci e soprattutto sconvolgerci. Perché quando ci abituiamo a questa realtà da incubo barocco (che resta comunque l'elemento più caratteristico e interessante della narrazione) e alle sue asfissianti regole e ai miscugli, ai quartieri ghetto e ai suoi abitanti, arrivano altre coliche renali... Ad esempio la verità su... Un milione di cose!

Una lettura particolare, difficile da descrivere (e all'inizio da digerire), ma emozionante da scoprire, con personaggi reattivi e sorprendenti e una fantastica atmosfera.

Segnalazione: ci sono altri due romanzi di Miéville ambientati nel mondo di Bas-Lag: La città delle navi e Il treno degli dei. Solo che io devo ancora leggerli.

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