PERDIDO
STREET STATION
di China Miéville
Romanzo
fantasy sui generis, ricco di suggestioni diverse, tra horror, magia
e fantascienza, e una strizzata d'occhio allo steampunk. Complesso
q.b. (e anche un po' di più), lisergico, claustrofobico, elaborato e
immaginifico, ci introduce nella città di New Crobuzon, in un mondo
nuovo, caotico, fantasmagorico e ingarbugliato, con le sue regole
proprie (difficilissime) ed un indiscutibile fascino. Spesso
disturbante.
Isaac,
il nostro protagonista, è un tipo fuori dal comune, uno scienziato
bizzarro e ciccioncello, poco accademico, anticonvenzionale, con una
donna-coleottero scultrice come amante. Alla sua porta bussa
Yagharek, un garuda, che, come ci dice il nome dai risvolti
mitologici, è una sorta di uomo uccello, al quale sono state
amputate le ali. Una severa punizione per un crimine che ad Isaac (e
a noi) sembra roba da poco, qualcosa di tipicamente garuda e
delirante, sulla violazione della libertà di scelta... E poi
Yagharek ci piace, e ci fa pure un po' pena, non possiamo pensare che
bene di lui, senza contare che, hey, può addirittura permettersi di
pagarci come si conviene, ossia tanto! E poi la sfida ci stimola, ha
il sapore dell'impossibile... così Isaac si fionda nell'impresa
accumulando e studiando creature volanti. Tra queste un bel larvone
illegale che pappa droga allucinogena e poi evolve in una farfalla
mostruosa, che vampirizza i sognatori, lasciandoli svuotati e
catatonici. E siamo solo alle premesse...
La
prima sensazione che ho avuto cominciando questo libro è stata di
perdermi, di confondermi, di venir inghiottita da descrizioni fiume
di cose astruse: brancolavo priva di linee guida tra la più
variopinta e soffocante fauna di senzienti dai tempi della taverna di
Mos Eisley, senza raccapezzarmi manco di striscio tra inquinamento,
follia industriale e autorità repressive. Kephri? Rifatti? E il
romanzo mi sembrava pesante, difficoltoso. Ma basta un po' di
pazienza e i punti fermi arrivano mentre la storia (e la visionarietà
del suo autore) ci conquistano, fino alla dipendenza. Fino ad
avvincerci, coinvolgerci e soprattutto sconvolgerci. Perché quando
ci abituiamo a questa realtà da incubo barocco (che resta comunque
l'elemento più caratteristico e interessante della narrazione) e
alle sue asfissianti regole e ai miscugli, ai quartieri ghetto e ai
suoi abitanti, arrivano altre coliche renali... Ad esempio la verità
su... Un milione di cose!
Una
lettura particolare, difficile da descrivere (e all'inizio da
digerire), ma emozionante da scoprire, con personaggi reattivi e
sorprendenti e una fantastica atmosfera.
Segnalazione:
ci sono altri due romanzi di Miéville ambientati nel mondo di
Bas-Lag: La città delle navi e Il treno degli dei. Solo che io devo
ancora leggerli.
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