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martedì 20 maggio 2014

Un'avventura epica


CIGNI SELVATICI
di Jung Chang

La storia di tre generazioni di donne nella Cina del 1900 (1920-1980), tra fasciature dei piedi (per essere più aggraziata e appetibile, ma con conseguenze tremende a livello fisico), concubinato, privazioni, soprusi, Signori della Guerra, dominazione giapponese, Comunismo (con tutte le sue implicazioni) e naturalmente Mao e la sua rivoluzione culturale, uno dei temi che più mi hanno sconvolta e amareggiata.
Cigni selvatici, dunque, come le nostre tre eroine, educate alla bellezza, alla docilità, ma in un certo qualmodo sempre pronte a ribellarsi, laddove si renda necessario.
O come De-hong, il nome di una delle protagoniste. Non quello con cui nacque, ma quello che ricevette per amore... De-hong è la mamma dell'autrice, figlia di Yu-fang, la nonna, mentre l'ultima è lei, Jung Chang, la scrittrice... Trattasi insomma di un romanzo autobiografico, edificato su eventi veri, su realtà ancora cocenti, e per questo, in alcune sue parti, persino più aberrante e spaventoso di come dovrebbe essere, perché non racconta solo le vicende di tre donne, ma la Storia della Cina del XIX secolo, e quindi la Storia dell'umanità. Che non è sempre rose è fiori, ma soprattutto spine. Magari avvelenate.
Gli eventi iniziali, quelli che riguardano Yu-fang, la nonna, ci colpiscono, ma ci sembrano remoti, lontani, e anche la vita di De-hong, sebbene sotto molti aspetti ci urti nel profondo, ci appare come filtrata... Quando, però, arriviamo alle Guardie Rosse in cui Jung Chang adolescente si arruola volontariamente, pur senza prendere parte alle azioni brutali che si perpetrano in nome di Mao, è come se il velo di Maia che ci offuscava la vista venisse spostato e cominciamo a sentire ogni ferita sulla nostra pelle, che presto si infetta, toccando i suoi vertici con l'indottrinamento.
Un'avventura epica, ma scorrevole, e sempre più coinvolgente man mano ci si inoltra nei suoi meandri. Una trama che fa male, che brucia, ricca di contraddizioni e insensatezze, in cui l'uomo (ma assai di più la donna) è spesso in balia di cose più grandi di lui, dinanzi alle quali è impotente, e che per giunta sono sempre pronte a ribaltarsi, divenendo addirittura più illogiche e spietate.
Ma non c'è solo il dolore in questa storia: essa contiene anche tanta forza, tanta speranza, tanto amore, e sprazzi di felicità genuina, fatti magari della capacità di accontentarsi. O di assaporare davvero la fortuna che ci sfiora, nei piccoli momenti in cui lo fa.
Da leggere per diletto, per comprendere, e per arricchirsi a livello storico-culturale.

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