CIGNI
SELVATICI
di Jung Chang
La
storia di tre generazioni di donne nella Cina del 1900 (1920-1980),
tra fasciature dei piedi (per essere più aggraziata e appetibile, ma
con conseguenze tremende a livello fisico), concubinato, privazioni,
soprusi, Signori della Guerra, dominazione giapponese, Comunismo (con
tutte le sue implicazioni) e naturalmente Mao e la sua rivoluzione
culturale, uno dei temi che più mi hanno sconvolta e amareggiata.
Cigni
selvatici, dunque, come le nostre tre eroine, educate alla bellezza,
alla docilità, ma in un certo qualmodo sempre pronte a ribellarsi,
laddove si renda necessario.
O
come De-hong, il nome di una delle protagoniste. Non quello con cui
nacque, ma quello che ricevette per amore... De-hong è la mamma
dell'autrice, figlia di Yu-fang, la nonna, mentre l'ultima è lei,
Jung Chang, la scrittrice... Trattasi insomma di un romanzo
autobiografico, edificato su eventi veri, su realtà ancora cocenti,
e per questo, in alcune sue parti, persino più aberrante e
spaventoso di come dovrebbe essere, perché non racconta solo le
vicende di tre donne, ma la Storia della Cina del XIX secolo, e
quindi la Storia dell'umanità. Che non è sempre rose è fiori, ma
soprattutto spine. Magari avvelenate.
Gli
eventi iniziali, quelli che riguardano Yu-fang, la nonna, ci
colpiscono, ma ci sembrano remoti, lontani, e anche la vita di
De-hong, sebbene sotto molti aspetti ci urti nel profondo, ci appare
come filtrata... Quando, però, arriviamo alle Guardie Rosse in cui
Jung Chang adolescente si arruola volontariamente, pur senza prendere
parte alle azioni brutali che si perpetrano in nome di Mao, è come
se il velo di Maia che ci offuscava la vista venisse spostato e
cominciamo a sentire ogni ferita sulla nostra pelle, che presto si
infetta, toccando i suoi vertici con l'indottrinamento.
Un'avventura
epica, ma scorrevole, e sempre più coinvolgente man mano ci si
inoltra nei suoi meandri. Una trama che fa male, che brucia, ricca di
contraddizioni e insensatezze, in cui l'uomo (ma assai di più la
donna) è spesso in balia di cose più grandi di lui, dinanzi alle
quali è impotente, e che per giunta sono sempre pronte a ribaltarsi,
divenendo addirittura più illogiche e spietate.
Ma
non c'è solo il dolore in questa storia: essa contiene anche tanta
forza, tanta speranza, tanto amore, e sprazzi di felicità genuina,
fatti magari della capacità di accontentarsi. O di assaporare
davvero la fortuna che ci sfiora, nei piccoli momenti in cui lo fa.
Da
leggere per diletto, per comprendere, e per arricchirsi a livello
storico-culturale.
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