IL
POTERE DEL CANE
di Don Winslow
Un'allusione
al potere del male, con tutte le conseguenze che innesta e che, nella
presente vicenda (la quale abbraccia oltre
dieci anni),
ruota attorno alla violenza e ai cartelli della Droga messicani. Ci
sono i buoni e ci sono i cattivi, ma non sempre è facile
distinguerli, e a volte le carte si mescolano. Per poi mescolarsi di
nuovo, tra doppi giochi, inganni e compromessi. Anche se, la morale
finale, è che il Governo (qualsiasi Governo, sia quello Americano o
quello Messicano) è il più marcio di tutti.
All'inizio
ci vengono presentati vari personaggi: Art Keller, un poliziotto
idealista, i fratelli Barrera, eredi di uno dei maggiori imperi della
droga, Nora, prostituta di lusso, Callan, più o meno casuale killer
irlandese, Padre Juan Parada, prete messicano... Le loro vite si
intrecceranno, distaccandosi e ricongiungendosi in più punti, ma
restando sempre legate in qualche modo al mondo del narcotraffico.
Si
tratta di un buon romanzo, che si legge in fretta e volentieri
(nonostante le numerose parentesi narrative, peraltro gradite e atte
a farci capire meglio motivazioni, carattere e intenzioni dei
personaggi), con uno stile veloce, asciutto, dialoghi sintetici, ma
efficaci, tantissima azione, colpi di scena, violenza e sangue, con
una spruzzata di volgarità, di sesso, ironia e di denuncia sociale.
Tuttavia,
benché la maggior parte delle recensioni che ho letto in merito vada
in senso inverso, io ho preferito “Le belve”, per la trama
(magari meno incisiva e realistica, ma assai più poetica) e
soprattutto a livello stilistico: nei suoi tratti essenziali
identico, ma molto, molto più brillante, eccessivo e divertito.
Là
ho amato quasi tutti i personaggi, qui, benché non nego che ciascuno
sia abilmente costruito ed interessante (con un lato umano sempre
ben evidenziato), a piacermi davvero ci sono solo Nora Hayden, Adàn
Barrera e Sean Callan, soprattutto per le loro molteplici
contraddizioni. Altri, come i due Pesche, sono comunque degni di
nota, ma così (volutamente) odiosi e sgradevoli da impedirmi
qualunque moto di affetto verso di loro.
Comunque
è anche vero che io non sono un'amante del genere...
Peraltro,
lo ribadisco, si tratta di un buon libro, spietato, incalzante, e
spaventosamente attuale. Solo, forse, io lo avrei scorciato un po':
non ci sono parti noiose, e nemmeno superflue, e in questo modo
l'impianto narrativo risulta persino più aderente alla realtà, più
veritiero, sebbene ciò, secondo me, vada a scapito dell'incisività
della trama (che comunque resta solida e avvincente).
E
questa volta mi è pure piaciuta la fine.
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