VIALE
DEL TRAMONTO
di Billy Wilder
(1950)
Melodramma
semi-horror, ferocissimo noir senza tempo, un classico che sfiora la
Commedia Nera e incanta lo spettatore in una dimensione
cristallizzata nel ricordo e nel vano tentativo di perpetuarlo, fatta
di nostalgia, di rimpianto e di illusioni al fiele. Fino a che la
bolla di sapone non esplode, e il sogno finisce con un tragico
risveglio. O un sonno eterno, quello che incocciamo all'inizio.
Perché,
quando conosciamo il nostro protagonista-narratore, lo troviamo a
faccia in giù in una piscina. Stecchito da un colpo di pistola.
Come
è arrivato lì? Chi lo ha ucciso? Chi è?
Trattasi
di Joe Gillis (William Holden), giovane e scanzonato soggettista di
cinema, dalla vita disastrata, ma non senza talento, di cui
percorriamo a ritroso la storia (esatto, come Kevin Spacey in
American Beauty), e in particolare i suoi ultimi mesi, che sono anche
quelli della ex Diva del Cinema Muto, Norma Desmond (Gloria Swanson),
cinquantenne ormai “tramontata” da che si è passati al sonoro,
ma incapace di accettare il fatto, e desiderosa di interpretare il
film che (secondo le sue ottimistiche previsioni) la riporterà alla
ribalta.
E
vuoi per caso, vuoi per necessità, complice il funerale della sua
scimmietta, il compito di correggere e sistemare il copione scritto
da Norma sarà affidato proprio a Joe, che, pagato profumatamente,
dovrà però accettare di vivere presso la bellissima, quanto
fatiscente, villa della ex Diva. Naturalmente, insieme a lei.
Attori
superbi (Gloria Swanson insuperabile, con magnifiche espressioni di
agghiacciato sdegno che potrebbero da sole rendere la pellicola
eterna), personaggi romantici sino al parossismo, ma ancora più
grandi e spiazzanti per questo nella loro devozione assoluta e priva
di riconoscimenti (il maggiordomo Max, interpretato da Eric von
Stroheim), frasi memorabili, dialoghi incisivi, contrasti e
sentimenti in conflitto, in primis quelli dello spettatore, rapito
dalla trama, affascinato dai protagonisti, a volte divertito, altre
ammaliato, ma ansioso di divincolarsi dalle spire fameliche di
Norma... Passioni devastanti, grottesche, stupore, smacco e...
cinema! Cinema dentro e fuori, nella sua anima, nella sua magia, nei
suoi risvolti più oscuri e drammatici (toccanti certi momenti, e
belle, nonostante tutto, le scene del regista Cecil B. DeMille, nella
parte di se stesso) che giocano sulla denuncia e sulla critica, ma al
contempo non possono evitare di esaltare e cantare proprio l'odiato
(amato) oggetto di questi strali: il cinema, appunto, “nuovo” e
“vecchio”, inducendoti inevitabilmente a desiderare di riscoprire
il Muto, con i suoi occhi dilatati, i primi piani, le espressioni
esagerate...
Segnalazione:
anche il blog del Mio Perfido Marito, Delittando, ha dedicato un post
a “Viale del tramonto” (3 gennaio 2014), e come al solito, è
molto diverso dal mio per esposizione e, in parte, per contenuti...
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