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giovedì 29 maggio 2014

Riscoprire il Muto


VIALE DEL TRAMONTO
di Billy Wilder

(1950)
 
 
Melodramma semi-horror, ferocissimo noir senza tempo, un classico che sfiora la Commedia Nera e incanta lo spettatore in una dimensione cristallizzata nel ricordo e nel vano tentativo di perpetuarlo, fatta di nostalgia, di rimpianto e di illusioni al fiele. Fino a che la bolla di sapone non esplode, e il sogno finisce con un tragico risveglio. O un sonno eterno, quello che incocciamo all'inizio.

Perché, quando conosciamo il nostro protagonista-narratore, lo troviamo a faccia in giù in una piscina. Stecchito da un colpo di pistola.

Come è arrivato lì? Chi lo ha ucciso? Chi è?

Trattasi di Joe Gillis (William Holden), giovane e scanzonato soggettista di cinema, dalla vita disastrata, ma non senza talento, di cui percorriamo a ritroso la storia (esatto, come Kevin Spacey in American Beauty), e in particolare i suoi ultimi mesi, che sono anche quelli della ex Diva del Cinema Muto, Norma Desmond (Gloria Swanson), cinquantenne ormai “tramontata” da che si è passati al sonoro, ma incapace di accettare il fatto, e desiderosa di interpretare il film che (secondo le sue ottimistiche previsioni) la riporterà alla ribalta.

E vuoi per caso, vuoi per necessità, complice il funerale della sua scimmietta, il compito di correggere e sistemare il copione scritto da Norma sarà affidato proprio a Joe, che, pagato profumatamente, dovrà però accettare di vivere presso la bellissima, quanto fatiscente, villa della ex Diva. Naturalmente, insieme a lei.

Attori superbi (Gloria Swanson insuperabile, con magnifiche espressioni di agghiacciato sdegno che potrebbero da sole rendere la pellicola eterna), personaggi romantici sino al parossismo, ma ancora più grandi e spiazzanti per questo nella loro devozione assoluta e priva di riconoscimenti (il maggiordomo Max, interpretato da Eric von Stroheim), frasi memorabili, dialoghi incisivi, contrasti e sentimenti in conflitto, in primis quelli dello spettatore, rapito dalla trama, affascinato dai protagonisti, a volte divertito, altre ammaliato, ma ansioso di divincolarsi dalle spire fameliche di Norma... Passioni devastanti, grottesche, stupore, smacco e... cinema! Cinema dentro e fuori, nella sua anima, nella sua magia, nei suoi risvolti più oscuri e drammatici (toccanti certi momenti, e belle, nonostante tutto, le scene del regista Cecil B. DeMille, nella parte di se stesso) che giocano sulla denuncia e sulla critica, ma al contempo non possono evitare di esaltare e cantare proprio l'odiato (amato) oggetto di questi strali: il cinema, appunto, “nuovo” e “vecchio”, inducendoti inevitabilmente a desiderare di riscoprire il Muto, con i suoi occhi dilatati, i primi piani, le espressioni esagerate...

Segnalazione: anche il blog del Mio Perfido Marito, Delittando, ha dedicato un post a “Viale del tramonto” (3 gennaio 2014), e come al solito, è molto diverso dal mio per esposizione e, in parte, per contenuti...

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