LA
MIA FAMIGLIA E ALTRI ANIMALI
di Gerald Durrell
Di
cui ci innamoriamo subito e di cui anche noi vorremmo far parte!!!
Perché sono tutti troppo scalcagnati, eccentrici e simpatici, con le
loro passioni e le loro manie, privi di controllo, liberi di dare
corpo a sogni e desideri, senza noiosi limiti quali buon senso e
ragionevolezza... Non si tratta di un romanzo umoristico (benché ci
faccia ridere un sacco), né tanto meno di una storia inventata:
l'autore ci racconta davvero di se stesso, decenne pestifero (seppur
non in senso classico), e della sua peculiarissima infanzia.
In
particolare ci narra dei cinque anni che ha trascorso in Grecia,
nell'isola di Corfù, tra il 1935 e il 1939, con la svampita madre
vedova, il fratello scrittore (Lawrence – Larry – Durrell, amico
di Henry Miller), allora vent'enne, la sorella Margo (ossessionata
dai brufoli, da brava adolescente) e il fratello maggiore, Leslie,
sui 23, con la fissa per le armi e dotato di notevoli abilità
manuali. Oltre ad un coacervo di adorabili personaggi di contorno,
tra cui spicca Theodore, lo scienziato, semplicemente meraviglioso.
Si
tratta di un romanzo divertentissimo, ben scritto, delicato, ma a
modo suo: diverso da qualunque altro... Perché? Ma perché Gerry
(che diverrà uno stimato zoofilo e naturalista di fama mondiale)
nutre un amore smisurato per gli animali e colora le sue pagine di
descrizioni pazzesche e personalissime (quelle sulle mantidi
religiose sono tra le mie predilette), dando spazio persino ad
insetti, rettili ed aracnidi (che io adoro) e non solo ai soliti
mammiferi e uccelli. Osserva le loro abitudini, li studia, li adotta,
e si appassiona... E appassiona anche noi, riempiendoci di entusiasmo
e di bellezza, sebbene se, a volte, compia alcune azioni, sia pure in
nome della scienza, che ci faranno contorcere le budella: ad esempio
strappando una bestiolina al suo habitat o alle cure della madre...
Lo perdoniamo giusto perché ha dieci anni e cerca di agire in modo
rispettoso, senza esagerare.
E
alla fine non sappiamo che cosa preferire: se le pagine dedicate alla
sua bizzarra famiglia o alla fauna greca, o se limitarci ad
apprezzare la sua perfezione stilistica, elaborata in un linguaggio
ormai un poco desueto, ma per questo ancora più fascinoso, e
fortemente, irresistibilmente ironico.
Uno
dei libri più splendidi letti quest'anno: ti rallegra lo spirito e
ti delizia la mente, regalandoti aria fresca e una sensazione di
sconfinata libertà.
Tra
le scene che ho preferito quella tra Larry e la mamma-scorpione con
la prole sul dorso e poi la definizione della stanza di Gerry: per
lui lo studio, per gli altri il “cimiciaio”.
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