MARION
ZIMMER BRADLEY
(1930-1999)
Autrice
fantasy estremamente prolifica, che parla di magia, avventura e
sentimenti, facendoci sognare in modo realistico, con il cuore in
cielo e i piedi per terra, anche quando sulla Terra non ci siamo. Sa
essere suggestiva, appassionata, ed è estremamente attenta
all'universo femminile. Non melensa però, né scontata: i suoi
personaggi sono forti, intensi, la loro psiche è indagata a fondo,
ma con grazia, acume e sensibilità, senza scadere nel polpettone
romantico fine a se stesso.
Ci
permette di conoscere non solo mondi fantastici ed episodi eclatanti,
ma anche la quotidianità, il contesto e il sistema di pensiero di
questi, facendoceli apparire plausibili, se non quasi reali,
dedicando una particolare attenzione ai “passaggi di testimone”
tra religioni, poteri, forze, credenze...
Ogni
tanto, e in via quasi sussidiaria, corteggia gotico e fantascienza,
ma soprattutto il genere storico, riuscendo ad essere originale anche
quando reinterpreta miti già consumati, personalizzando protagonisti
ed eventi secondo il suo gusto e le sue esigenze, di norma
“femminilizzandoli”, ad esempio nel caso del mito di Artù o
della guerra di Troia (“La torcia” e “Le nebbie di Avalon”
sono tra i suoi romanzi più riusciti), in cui elementi storici e
fantastici, appunto, si amalgamano in modo perfetto creando
collegamenti inediti e facendoci scoprire prospettive insolite.
Ma
è brava anche ad inventare ex novo, ad esempio nel ciclo di
Darkover (che tuttavia non ho mai letto per intero), il quale
comprende svariati romanzi e racconti, estremamente evocativi, spesso
indipendenti, ambientati in un pianeta immaginario con la sua cultura
e le sue problematiche, tra caste, poteri soprannaturali e gemme
magiche.
In
realtà ci sono diversi sotto cicli che appartengono a questo
universo, spesso collocabili in epoche differenti, ben caratterizzate
e collocate nel tempo e molto affascinanti anche dal punto di vista
“storico-religioso-antropologico”, se si scorda che è tutto
frutto di invenzione.
Meno
interessante, invece, per quanto mi riguarda, se non addirittura
monotono e ripetitivo, il ciclo che ha come protagonista Verity
Jourdemaine, la detective del paranormale, con 'sta benedetta,
esasperante luce che compare in ogni titolo (“Magia di luce”,
“Cuore di luce”...) in quanto, a causa di un'ambientazione
realistica e contemporanea, si rinuncia a quella atmosfera fatata,
immaginifica, ma puntigliosa, che permea larga parte dell'opera di
quest'autrice.
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