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mercoledì 29 ottobre 2014

L'odore di sigaretta permea ogni cosa


TRUE DETECTIVE
di Carey Fukunaga e Nic Pizzolatto
 

Forse il serial televisivo più bello degli ultimi anni, almeno fra quelli che ho visto io. Vieni conquistato per l'eternità già dalla sigla, sia per le immagini sovrapposte e oniriche che si susseguono cariche di potenza e di allusioni (la mia preferita è “la ragazza telefono”), sia per la bellissima canzone, indimenticabile, struggente e intensa.

Per il resto, ogni cosa tange la perfezione: Matthew McConaughey, per quanto smagrito, è alla sua migliore interpretazione di sempre (e pensare che se quando faceva il belloccio lo detestavo, come mentalmente disturbato è eccelso, oltreché adorabile) mentre Rust, il suo personaggio, geniale e nichilista, con i suoi abissi mentali, i suoi vuoti, e il suo sistema di interrogatorio fuori dagli schemi, ti cattura e ti ipnotizza, sparandoti, ogni tanto, una bella frase taglia-vene.

Woody Harrelson, invece, mi è sempre piaciuto, e pure lui se la cava alla grande. Anche Martin, il personaggio che interpreta è interessante, per quanto sia assai meno magnetico e molto più “normale”, con le sue contraddizioni (passa dall'espressione più tenera e cucciolosa del mondo ad una ferocia da toro incattivito), i suoi tentativi – vanificati da lui stesso – di essere un buon uomo, un buon padre, un buon marito e, infine, ma non per ultimo, un buon detective. E insieme creano un'alchimia perfetta, fatta di incastri e contrasti.

Si comincia con la ragazza trovata morta, uccisa, con i segni demoniaci sulla spalla e le corna in testa. Poi ci sono quelle costruzioni con gli sterpi, magnificamente inquietanti, le implicazioni religiose, le maschere con gli animali, fino che arrivano i riferimenti al Re Giallo e a Carcosa. Solo alla quinta puntata mi è venuto il flash di Ambrose Bierce, con i suoi Racconti dell'Oltretomba. Meraviglia! Il riferimento, invero, ho scoperto girellando sul web, è a “Il Re in Giallo” di R. W. Chambers (che si è ispirato a Bierce) e che naturalmente bramo ai massimi gradi (ma pare che al momento la versione cartacea sia fuori catalogo: speriamo in una pronta ristampa).

Per il resto, la storia si svolge su due diversi piani temporali, con una costruzione a ritroso e un percorso in avanti. Si intreccia, si dipana, si riavvolge, e talvolta sembra un sogno dai confini smarriti. Tende al filosofico, al metafisico, ed è, al contempo, con i piedi così piantati nel fango che ce li si sente sporchi e umidi, mentre l'odore di sigaretta permea ogni cosa.

Ci si addentra sempre di più nelle menti e nelle vite dei protagonisti, cercando di seguire il senso di questo delitto, che probabilmente non è solo un episodio isolato, ma ha insospettabili e terribili diramazioni (tanto che si parla di setta, di rito, di serial killer). Si tocca la solitudine, ci si sguazza dentro, in modi diversi e spesso difficili da accettare.

Il terreno frana spesso, si sgretola, minaccia di inghiottirci. Ci porta a vagare in ogni direzione, tanto che a volte ci pare di essere senza meta, di seguire percorsi mentali che in realtà non ci sono, ma che stiamo soltanto immaginando, mentre gli indizi ci sfilano davanti senza che noi riusciamo a riconoscerli come tali.

Ma poi, finalmente, arriviamo a Carcosa...

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