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lunedì 13 ottobre 2014

Non vedo passi avanti


RIVOLUZIONE DYLANDOGHIANA

E' stata annunciata oltre un anno fa, pubblicizzata e discussa, e, finalmente, con il n. 337, tutto a colori per celebrare l'evento, è giunta in edicola ed in fumetteria con “Spazio Profondo” di Roberto Recchioni e Nicola Mari e siamo arrivati al dunque.

Ma io tutta 'sta rivoluzione al momento non la vedo.

D'accordo, Bloch verrà pensionato nell'albo successivo, e non sono ancora stati introdotti i nuovi personaggi e i nuovi “nemici”, ma si era anche parlato di un ritorno “all'autorialità”: Dylan, infatti, era nato come anello di congiunzione tra fumetto popolare e fumetto d'autore, solo che questa caratteristica (salvo quando, di tanto in molto, compare Carlo Ambrosini, che, peraltro, non scrive storie di Dylan, ma di Carlo Ambrosini) negli ultimi anni si è tristemente persa... Ebbene Mr. Recchioni, neo curatore della testata, aveva promesso che si sarebbe cercato di recuperare soprattutto questo elemento (così avevo letto nella sua intervista su “Anteprima”)... Allora quando, mi chiedo, accadrà?

Mi spiace essere polemica, e sicuramente ho il cuore avvelenato da anni di storie di Dylan superficiali, banali, fiacche e bruttarelle... Però con questo numero non vedo passi avanti.

Tralasciamo il fatto che “Spazio Profondo” abbia una trama di matrice fantascientifica che con la serie c'entra poco, tralasciamo la circostanza che sia stata scopiazzata un po' di qua e un po' di là (da “Solaris” di Stanislaw Lem a “Moon” di Duncan Jones, con in mezzo un sacco di roba, che solo a citarla ci vuole un altro post), dato che questo è un aspetto che rientra nella tradizione Bonelliana... Tralasciamo tutto, non importa, sono elementi non rilevanti, chi se ne cale... Il punto, però, è che il personaggio di Dylan è (ancora) piatto e stereotipato (per giunta, questa volta, moltiplicato per 5)... E quindi?

Nel passato, ai bei tempi dello Sclavi ispirato, era proprio Dylan, con la sua personalità contraddittoria e stimolante, il punto di forza della serie! Ed era caratterizzato in modo tale che lui poteva essere solo lui, al di là delle sue idiosincrasie. Ora, invece – come, ahimè, da dieci anni (e oltre) a questa parte – Dylan è ridotto ad un damerino senza sugo, con una tendenza all'idealismo spiccio permeato da velleità comunistoidi (che tristezza!!!) e che, soprattutto, cambiato qualche dettaglio di base (claustrofobia etc), potrebbe essere tranquillamente Nathan Never o Harlan Draka. Ad esempio. Perché ormai è solo un manichino cui vengono affibbiati certi connotati. Niente più di un personaggio di carta, bidimensionale, vuoto. Solo che non era così, prima (e, pur essendo sempre stato sensibile, non sentiva il dovere di ostentarlo e di sbattercelo in faccia ogni 2 x 3)... prima era Tiziano Sclavi, ed era vero!

Personalmente trovo inutile cambiare personaggi e cattivi se, di fatto, la sostanza resta quella trita, logora e usurata di prima...

Non sono una di quelle che se Bloch se ne va (ma il bello è che manco lo fa, solo non lavora più a Scotland Yard...) smette di leggere il fumetto per partito preso. Sono una di quelle che, però, semplicemente, trova inutili queste modifiche di superficie, se le storie continuano ad essere così stitiche... Perché “Spazio Profondo” è solo un copia incolla artigianale, funzionale e scorrevole. Non brutto, per carità. Ma nemmeno bello.

Chiariamo e ribadiamo: non è che le storie di Sclavi fossero tutte capolavori (benché di capolavori ce ne fossero parecchi), ma la personalità e il carattere di Dylan erano comunque sufficienti per risollevare persino le peggiori ad un livello più che decoroso ed indurci comunque ad amarle. Ed è stato questo a decretare il successo del personaggio: non l'horror (che pure mi manca), ma Dylan stesso.

Io capisco che non tutti possano essere al livello di Tiziano Sclavi, o che, semplicemente, non possano essere lui. Ma Dylan, di fatto, era lui, solo in versione di carta (non so se l'ho detto un numero sufficiente di volte)... Dunque, non avrebbe più senso, oltre a Bloch, pensionare pure l'indagatore dell'incubo, che ormai è ridotto all'involucro di se stesso, e, piuttosto, inventare una serie nuova, con un nuovo eroe, che i nuovi autori siano in grado di gestire?

Forse, concludo amara, una scelta simile avrebbe il senso della dignità, ma non quello economico...

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