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venerdì 24 ottobre 2014

Un romanzo come farmaco


UNA PICCOLA LIBRERIA A PARIGI
di Nina George
 
 
Un romanzo che mi ha attirato sin dalla copertina, ma che non ho fatto in tempo a comprarmi perché me lo ha regalato prima una mia cara amica... Ebbene, a riguardo devo ammettere che ci sono da rilevare molti elementi positivi, ma altrettanti negativi.

Iniziamo con i primi: stimolante l'idea dei libri come farmaci, e altrettanto la breve appendice in fondo, con i rimedi letterari per i malesseri più diffusi (benché i testi citati siano un po' inflazionati... la speranza era quella di scoprire qualche titolo nuovo). Anche l'appendice con le ricette è stata gradita, e devo ammettere che sono piacevolissime e succulente da leggere, anche se non si è dei provetti chef. In effetti il dato culinario è piuttosto importante nel corso di tutta la narrazione, e affrontato in modo sensuale e passionale (ma siamo lontani dalla carnalità intensa e pastosa della Joanne Harris... Qui senti il profumo delle pietanze, laddove lei ti fa venire una brama di cibo e di golosità senza pari).

L'argomento di base non è molto semplice da trattare: la morte di una persona amata, oltre vent'anni prima, ma viene avvicinato con estrema delicatezza e intimità.

Ci sono belle atmosfere, dei bei paesaggi spesso si avverte una sensazione di tepore, leggendo, inoltre ho apprezzato il triangolo Jean Perdu, Manon e Luc e la concezione della vita e dell'amore di Manon.

Alcuni passaggi sono davvero incantevoli, le parole armoniose e scelte con cura, le frasi semplici, scorrevoli, ma piene di luce. Tuttavia ci sono anche dei brani banali e improntati alla mera funzionalità, parolacce (non molte) che stridono in maniera oscena nel contesto e danno quasi fastidio (e io leggo anche autori di una volgarità estrema e godereccia – ad esempio Irvine Welsh – senza provare alcuna irritazione, dato che riescono a fondere le “marronevolezze” con il testo, senza stonare).

Per il resto, ci sono alcune parti noiosette, che a tratti ho patito (ma devo ammettere che, quando sei di umore malinconico, sono comunque piacevoli da leggere, infuse come sono di dolcezza …). Si tende troppo all'autocommiserazione, ci si crogiola dentro, spesso i sentimenti appaiono pretestuosi, esacerbati, troppo carichi di autocompatimento e dolore, insistiti, e insistiti ancora, fino a risultare stancanti, insulsi, fini a se stessi.... Bisogna essere scrittori eterni per permettersi simili libertà, e Nina George non la è. Troppo debole, troppo scontata.

In sostanza, se mai dovessi prescrivere questo romanzo come farmaco, lo consiglierei in caso di malinconia e depressione, perché può avere un effetto consolatorio/lenitivo... Ma attenzione! Non più di 30 pagine al giorno: il sovradosaggio può indurre all'isteria!

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