CANNIBAL
HOLOCAUST
(1980)
‘Cchifo-blé
assoluto!
Ammettiamolo
e cerchiamo di non essere troppo miopi (sto redarguendo me stessa):
molti considerano questo film un cult e rilevano che al di là del
mero splatter c’è di più: denuncia sociale, critica ai mass
media, utilizzo del finto documentario assai prima della strega di
Blair e tante altre belle cosine…
Forse.
Ma io, tra una vomitatina virtuale e l’altra, non ho notato
granché, e tutti questi interessanti pregi mi sono sembrati solo
occasioni per giustificare il devastante e volutamente eccessivo
orrore gratuito che permea quasi ogni scena. Non bella, non
spaventosa, ma solo assolutamente, bléosamente, schifida. Persino la
colonna sonora mi è risultata disturbante, abbinata ai vari momenti
di macello.
La
verità (mea culpa) è che se mi sono accostata a questa pellicola
(ero ancora al Liceo) è perché sulla “Guida al Cinema Splatter”
pubblicata in quegli anni (l’autore poteva fare Castoldi di
cognome? Non ricordo…) descrivevano “Cannibal Holocaust” come
il film più truculento di tutti i tempi, nonché uno dei più
censurati. Ottimo, mi ero detta io, appuntandomi il titolo, allora
sarà un capolavoro! In seguito, ricontrollando il giudizio espresso
nella guida, mi sono accorta che il recensore non aveva detto proprio
così…
Ad
ogni modo, mi ero procacciata la videocassetta – sì, all’epoca i
Dvd non c’erano ancora – e ho organizzato una bella visione
familiare. Dopo i primi cinque minuti mio fratello Androide è
fuggito annoiato, mentre dopo dieci Mater, Pater, Chiccachu e Luca
(un nostro amico), sono crollati dal sonno.
Praticamente
ero sola con un’orda di gente russante.
Dopo
un inizio lentissimo (che però aveva già in sé echi malsani, oltre
alla presenza di Luca Barbareschi) è partito il gore… E non si è
più fermato, accrescendosi ad ogni istante. Il buon Deodato, il
regista, si è sbizzarrito più che ha potuto senza risparmiarsi
nulla, incluso un bell’impalamento.
My
God! Sono trascorsi millenni da allora, ma ho ancora diverse scene
impresse nelle pupille… Scene che in sé sono davvero
raccapriccianti (per risparmiare sugli effetti speciali, quelle sugli
animali sono vere, e fanno venire da piangere: la tartaruga squartata
viva più di tutti, poveretta, ma anche il toporagno smarmellatatato
mi si è scolpito in testa), ma rese ancora più atroci e disturbanti
dal contesto in cui sono collocate, all’insegna della crudeltà
fine a sé stessa e senza scopo.
Mi
dispiace, il film sarà pure un cult, avrà pure ridefinito del
genere, ma ha a me ha solo rovesciato lo stomaco. E sì che non è
mai stato molto delicato.
P.S.
Solo
una curiosità, per dovere di cronaca: gli squallidi macellatori non
sono i cannibali, ma noi “civilizzati”... Certo, poi i cannibali
si difendono...
Ciao. Ti rivolgo una richiesta ufficiale, mi piacerebbe leggere una tua recensione su "Il ritorno dei pomodori assassini", so che lo hai visto quest'estate.
RispondiEliminaVolentieri. Lo metto in programmazione. Saluti.
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