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domenica 26 gennaio 2014

Dimesso e amaro


DELLAMORTE DELLAMORE
di Tiziano Sclavi

 
Francesco Dellamorte per molti versi sembra Dylan Dog in forma di romanzo (almeno superficialmente, tanto che spesso viene spacciato come il suo prototipo), ma per altri non potrebbe esserne più distante: Francesco è più triste, più malinconico, decisamente più solo, cinico e nichilista, con un vago humor non solo nero, ma soprattutto dimesso e amaro. Persino l'assistente dell'eroe, quello che in teoria dovrebbe essere la spalla comica, fa pensare più al pianto che al riso: non lo spumeggiante Groucho, dalla battuta sempre pronta, ma Gnaghi, lo scavafosse che si esprime a “gna” e che reca in sé un senso di rassegnazione e sconfitta... Del resto, non siamo a Londra, ma a Buffalora, un piccolo centro in Lombardia, e Francesco, a differenza di Dylan, non è un indagatore dell'incubo, ma il guardiano del cimitero locale. Anche qui, però, accadono cose strane: i morti risorgono e hanno fame. Zombie, quindi (o Ritornanti). Ma anch'essi, più tristi che pericolosi. E, tutto sommato, di contorno.

La vera protagonista, infatti, è lei, la morte, che ossessiona Francesco, aspirante suicida, becchino, uccisore di zombie (ma anche di persone normali, così, per portarsi avanti col lavoro...)... La morte che è una minaccia e una liberazione, che è crudele e pietosa... I capitoli sono persino scanditi da una ballata intitolata a lei, alla “regina senza scettro e corona”, la stessa che, con qualche variante, verrà riproposta nel Dylan Dog numero 10, “Attraverso lo Specchio”...

Ma il nostro eroe insegue pure l'amore, nella figura di Lei, che muore (uccisa da Francesco) e ritorna più volte... Come vedova, come prostituta... E che forse è un'illusione, forse no... Ed è buffo, perché se lui di cognome fa Dellamorte, sua madre, invece, da ragazza si chiamava Dellamore...

Il romanzo, impreziosito dalle eleganti illustrazioni di Angelo Stano, mi era piaciuto, uno dei più belli di Sclavi, macabro e dannato, romantico e desolante, con sfumature lisergiche... Ma non ha un andamento lineare e ricostruire una trama non è facilissimo, specie se l'ultima lettura risale a parecchi anni fa. A poco a poco i piani si fanno sempre più confusi, e non si capisce dove finisca la morte e dove inizi la vita, che cosa sia sogno e che cosa realtà...

L'elemento che avevo apprezzato di più, comunque, era la voce fuori campo, che fa da contraltare narrativo e spesso sottolinea i momenti salienti, esasperandoli o ironizzandoci su, e in generale lo stile di Sclavi, essenziale, lapidario, un po' sornione, a metà tra una sceneggiatura e un fumetto... Il romanzo, per dire, si conclude con dei titoli di coda...

Curiosità: Francesco Dellamorte compare nel Dylan Dog speciale n. 3 “Orrore nero” e nella storia breve “Stelle cadenti”, pubblicata in appendice al volumazzo rilegato e a colori della Mondadori con la ristampa, appunto, di “Orrore nero” e poi riproposto in Superbook.

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