SWEETH
TOOTH
di Jeff Lemire
Gus
è un ragazzino di nove anni, orfano di madre, che abita nel bosco
con l'unico genitore che gli è rimasto. Ha un paio di corna di cervo
sulla testa, corna vere, che sono parte di lui. Gus è un ibrido,
come quasi tutti i bambini che nascono di questi tempi, mezzo umano,
mezzo animale... Non c'è stata l'Apocalisse, ma l'Afflizione,
un'inspiegabile pandemia, e un sacco di gente è morta, le
istituzioni sono crollate... Nel mondo vige la legge del più forte e
ora i bimbi nascono così...
Ma
essere ibridi è un problema, ed è pericoloso, un sacco di gente ti
vuole uccidere, o sfruttare o fare esperimenti su di te, per questo
il papà costringe Gus a condurre un'esistenza da recluso, nei
boschi, senza aver mai incontrato altre persone... Si sta bene, qui,
ma ci si sente così soli... Quando anche il suo papà muore, Gus si
allontana dalla sicurezza e finirà nei guai, preda di spietati
cacciatori... Per fortuna verrà tratto in salvo da Japperd, un tipo
tosto, che sa il fatto suo, e che gli promette di portarlo alle
Riserve, dove troverà altri ragazzini come lui. Ma dice la verità?
Sembra in gamba, ma in fondo non è che lo conosciamo poi tanto
bene...
Per
ora sono stati pubblicati solo tre volumi, ma la storia si annuncia
come un raro capolavoro! La trama è meravigliosa, crudele e lirica
allo stesso tempo, irta di misteri che si moltiplicano man mano
vengono risolti tenendo l'attenzione sempre più viva, i personaggi
sono stupendi, soprattutto Gus e Japperd, fragili e forti, pieni di
dignità, il cui rapporto è ben approfondito e dai risvolti
cangianti, in continuo movimento.
Nulla
è ovvio, nulla è scontato, la trama cambia spesso direzione, ma lo
fa senza sbalzi improvvisi, in modo assolutamente naturale. Azione e
introspezione si alternano, e così gli stati d'animo del lettore.
Un'opera
nuova, insolita (al di là dei richiami esteriori a “L'isola del
Dottor Moreau”), vivace, guizzante, ricca di stratificazioni,
nonostante la sua linearità. Non tutti gli ibridi sono intelligenti
e carini come Gus, alcuni sono pericolosi cannibali, altri sono
terribilmente dolci, ma non sanno nemmeno parlare... Ci sono colpi di
scena sconcertanti e momenti commoventi, e tante di quelle cose che
l'autore deve ancora rivelarci!
Persino
i disegni, dello stesso Lemire, sono perfetti! Possono non
appassionare da subito apparendo rozzi, spogli, ma sono invece gli
unici possibili perché, oltre ad essere comunque espressivi, recano
in sé qualcosa di tragico e poetico insieme, capace di cogliere con
efficacia l'atmosfera mesta, ma tenera, e a tratti spaventosa, misera
e destabilizzante, che permea la sceneggiatura, divenendo così un
tutt'uno con essa.
Senza
esagerare, uno dei fumetti più belli che sto leggendo ultimamente!
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