IO
SPERIAMO CHE ME LA CAVO
di Marcello D'Orta
Sessanta
temi di bambini napoletani.
Sessanta
temi sgrammaticati, con una sintassi da infarto, ingenui e innocenti,
eppure arguti, smaliziati e tragicamente saggi, che ti stringono il
cuore, facendoti sentire sgarruppato e triste, commuovendoti,
caricandoti di energia, e allo stesso tempo facendoti sganasciare dal
ridere. Ne esci arricchito e con una voglia matta di conoscerli,
questi piccini.
Questo
è uno dei pochi libri che ho letto non so quante volte, ad
infinitum, e che trovo sempre bello ripescare e ricominciare da
capo... Mi ci sono imbattuta quando ero in seconda Media, grazie al
prof. di matematica che ne aveva portato una copia a scuola e ne
aveva proposto qualche brano alla classe. Pareva una droga, non ci
bastava mai, e per una volta non per il bieco fine di saltare la
lezione!
In
effetti questi temini danno dipendenza, ne bastano poche righe...
Ne
è scaturito anche un film con Paolo Villaggio, ma non mi ha mai
entusiasmato: troppo difficile catturare la freschezza e la genuinità
di questi piccoli con l'ausilio di attori, seppur infanti.
E
poi ci sono i “seguiti” letterari: “Dio ci ha creato gratis”,
vale a dire il Vangelo e la religione secondo i bambini di Arzano, e
“Romeo e Giulietta si fidanzarono dal basso”, ossia temini su
amore e sesso.
Entrambi
carinissimi, ma non come l'epigono, che ha il pregio di spaziare fra
gli argomenti più vari.
Di
per sé l'idea di raccogliere i temi dei cuccioli delle elementari in
un'antologia è quasi ovvia: è divertente per tutti leggere le
piccole e strampalate testimonianze dei giovanissimi... Ma prima di
Marcello D'orta (purtroppo recentemente mancato), guarda caso maestro
elementare, non ci aveva mai pensato nessuno!
In
definitiva, quindi, un notevole colpo di genio, di cui non si può
che essere grati!
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