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mercoledì 8 gennaio 2014

Una scoperta...


ANOTHER EARTH

(2010)



Rhoda (Brit Marling), una bella figliola intelligente e dotata di tutto, neo ammessa al MIT, torna a casa da una festa, ubriachella e felice, pregustando il suo radioso futuro. E' in macchina, sta guidando. Mentre ascolta l'autoradio apprende che è stato scoperto un altro pianeta Terra, detto Terra 2, identico al nostro, potenzialmente raggiungibile.

Notizia sconvolgente, tanto che Rhoda, sorpresa, va sbattere contro una vettura ferma uccidendo madre incinta, figlio infante, e spedendo il papà in coma per quattro anni.

Stesso periodo che lei trascorrerà in prigione.

Quando esce, però, non è più la ragazza spensierata di prima: rosa dai sensi di colpa, accetterà solo un lavoro da bidella, come se volesse mortificare la sua intelligenza, come se nulla più le importasse, tornando periodicamente sul luogo dell'incidente in una sorta di malata forma di espiazione... A darle speranza, solo la possibilità di vincere un viaggio su Terra 2, dove si trova il doppio di ognuno, con gli stessi pensieri e lo stesso destino. Almeno sino a quattro anni fa: il giorno della scoperta, infatti, c'è stata una perdita di sincronicità e i destini degli abitanti dei due pianeti potrebbero non essere più identici per ogni individuo...

Nel frattempo, l'uomo cui Rhoda ha sterminato la famiglia (William Mapother, noto per aver interpretato l'orribile Ethan in “Lost”) è uscito dal coma, così lei decide di presentarsi da lui, senza palesarsi subito come rea, ma spacciandosi per la dipendente di un'impresa di pulizia, pronta ad offrirle una prova gratuita...



Di solito salto le trame, ma questa è così bella che ho dovuto almeno introdurla. Il film è stato davvero una scoperta: potente, intenso – la fantascienza meno fantascientifica che abbia mai visto – struggentemente lirico... Si fonda su un presupposto col sapore della fiaba e del paradosso, determinante ma non invasivo, pregno di implicazioni filosofiche e di riflessioni. Una pellicola fatta di silenzi e di rimpianti, di dolore e di malinconia, eppure senza cali di tensione, senza momenti di stanca, col pianeta che si staglia in cielo, enorme, colossale, suggestivo, che sa di distruzione e di malinconia. Ma anche di promesse, di domande, che ha il fascino dell'ignoto e dell'ipotetico (ricorda “Melancholia”, vero? Sì, ma Another Earth viene prima...).

La dimensione che esprime è fortemente umana, densa di interrogativi, sul destino, su di noi, sulla capacità di autodeterminazione...

Costellato da momenti di grande drammaticità alternati a una profonda tensione tutta interiore, tiene lo spettatore incollato allo schermo sin dalle prime inquadrature.

Persino la fine (che è stata criticata) mi è piaciuta, ed anzi è perfetta.

Non banale, ma logica, naturale.

Irrinunciabile.

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