E’
STATO IL FIGLIO
di Roberto Alajmo
La
trama è geniale, con tocchi di squisita e verace surrealtà, e
magistrale è la capacità dell’autore di rendere autentico questo
piccolo quadretto familiare, con le sue dinamiche, le sue logiche
interne e disfunzionali, le sue miserie, prevaricazioni e affetti,
sia pur discutibili e (tirando le somme) esteriori… Da un lato
pensi che questa sia davvero una famiglia di plebei cerebrolesi, che
in fin dei conti finiscono con l’ottenere (ad eccezione di
Serenella) esattamente ciò che gli spetta! Dall’altro, ti fanno
tenerezza e non puoi che… be’, se non affezionatici, se non
scusarli, almeno soffrire per loro, così semplici, così bassi, così
miopi... Alla fine quel che conta non è l’amore, non è la
famiglia, ma solo sopravvivere! E, ove possibile, darsi anche un po’
di arie!
Si
capisce subito che c’è un mistero, dietro ad una realtà così
trasparente e lineare, urlata persino nel titolo del romanzo,
qualcosa di taciuto, di sottinteso, che a poco a poco si chiarisce…
Qualcosa che sconcerta e che ad un tempo è assolutamente logico,
perfettamente in sintonia con le regole spietate ed insensate (per
noi) che imperano in questo bizzarro ritaglio di mondo in quel di
Palermo.
La
famiglia Ciraulo, infatti, rasenta l’indigenza, ciò nondimeno
possiede un’auto di lusso, una Volvo nera, che dà lustro al
quartiere… Ed è proprio l’auto a trasformare la quotidianità in
tragedia, perché quando il figlio Tancredi la riga accidentalmente,
il padre Nicola si infuria, c’è una colluttazione, e Nicola muore
con tre colpi di pistola al petto. Il colpevole è Tancredi, poco
importa che lui non confessi: tutta la famiglia era presente e lo
addita come responsabile. Tancredi finisce in prigione, si ostina a
non confessare…
Un
giallo non giallo, in cui i personaggi brillano di luce sfavillante
nella loro mediocrità: l’odioso ed egoista padre padrone, il
primogenito omicida inutile e senza ambizioni, il povero nonno
Fonzio, la pragmatica Nonna Rosa…
Una
trama semplice, alla fin fine, ma aberrante, sconvolgente,
impreziosita da dialoghi genuini e speziati e da un montaggio
sublime.
Ho
visto anche il film, con un notevole Toni Servillo: la struttura è
diversa, l’impalcatura cambia, e in parte anche il futuro dei
Ciraulo… Ho apprezzato molto entrambi, romanzo e pellicola, in
egual misura, ma la carta, si sa, per me ha un sapore più intenso.
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