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mercoledì 22 gennaio 2014

Un giallo non giallo


E’ STATO IL FIGLIO
di Roberto Alajmo

 
La trama è geniale, con tocchi di squisita e verace surrealtà, e magistrale è la capacità dell’autore di rendere autentico questo piccolo quadretto familiare, con le sue dinamiche, le sue logiche interne e disfunzionali, le sue miserie, prevaricazioni e affetti, sia pur discutibili e (tirando le somme) esteriori… Da un lato pensi che questa sia davvero una famiglia di plebei cerebrolesi, che in fin dei conti finiscono con l’ottenere (ad eccezione di Serenella) esattamente ciò che gli spetta! Dall’altro, ti fanno tenerezza e non puoi che… be’, se non affezionatici, se non scusarli, almeno soffrire per loro, così semplici, così bassi, così miopi... Alla fine quel che conta non è l’amore, non è la famiglia, ma solo sopravvivere! E, ove possibile, darsi anche un po’ di arie!

Si capisce subito che c’è un mistero, dietro ad una realtà così trasparente e lineare, urlata persino nel titolo del romanzo, qualcosa di taciuto, di sottinteso, che a poco a poco si chiarisce… Qualcosa che sconcerta e che ad un tempo è assolutamente logico, perfettamente in sintonia con le regole spietate ed insensate (per noi) che imperano in questo bizzarro ritaglio di mondo in quel di Palermo.

La famiglia Ciraulo, infatti, rasenta l’indigenza, ciò nondimeno possiede un’auto di lusso, una Volvo nera, che dà lustro al quartiere… Ed è proprio l’auto a trasformare la quotidianità in tragedia, perché quando il figlio Tancredi la riga accidentalmente, il padre Nicola si infuria, c’è una colluttazione, e Nicola muore con tre colpi di pistola al petto. Il colpevole è Tancredi, poco importa che lui non confessi: tutta la famiglia era presente e lo addita come responsabile. Tancredi finisce in prigione, si ostina a non confessare…

Un giallo non giallo, in cui i personaggi brillano di luce sfavillante nella loro mediocrità: l’odioso ed egoista padre padrone, il primogenito omicida inutile e senza ambizioni, il povero nonno Fonzio, la pragmatica Nonna Rosa…

Una trama semplice, alla fin fine, ma aberrante, sconvolgente, impreziosita da dialoghi genuini e speziati e da un montaggio sublime.

Ho visto anche il film, con un notevole Toni Servillo: la struttura è diversa, l’impalcatura cambia, e in parte anche il futuro dei Ciraulo… Ho apprezzato molto entrambi, romanzo e pellicola, in egual misura, ma la carta, si sa, per me ha un sapore più intenso.

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