LA
DIVINA COMMEDIA
L'ho
riletta di recente e me la sono proprio goduta! Non è sempre facile,
okay, specie riguardo alla terza cantica, “Il Paradiso”, in cui
la poesia si fa più alta e c'è meno movimento, maggiori parentesi
didascaliche e si affrontano temi più complessi... Ma è per questo
che l'edizione a cui ritorno sempre è quella del Sapegno, con le
note esplicative ultradettagliate, ed è sempre per questo che vi ho
affiancato la “Guida alla Divina Commedia” di Angelo Marchese,
che, sì, è proprio il volume di critica che ci avevano fatto
comprare al liceo, utilissima per contestualizzare e capire il
pensiero di Dante anche se non si è proprio degli esperti...
Quindi?
Che cosa posso dire che non sia già stato detto?
Probabilmente
nulla, ma intendo affrontare l'argomento con svergognata
disinvoltura: non come se fosse il sommo capolavoro della lettura, ma
semplicemente da appassionata lettrice senza pretese.
Ebbene,
la trama è nota, viaggio nell'oltretomba cristiano in nome della
redenzione, condito con incontri interessanti e digressioni
politico-teologico-filosofiche... Quindi mi limiterò ad osservare in
ordine sparso quel che più mi ha colpito (a parte la trama stessa,
appunto, che già in sé per sé trasuda fascino e interesse, poco
importa che negli Inferi fossero già scesi Enea e San Paolo... Ed
anzi, Dante fa leva anche su questo per ribadire l'importanza della
sua missione!).
In
tanto, da buona fan di Neil Gaiman e Alan Moore, mi entusiasmano
l'immaginazione e il sincretismo. Dante è profondamente credente,
cattolico fin nel midollo (e proprio per questo non si fa scrupolo di
rivolgere infuocate invettive a vari Papi), eppure nel suo poema
trovano posto anche le figure della mitologia classica, quali
Caronte, le arpie, Minosse e compagnia bella. Vero che spesso D. le
reinterpreta liberamente (Ulisse, in particolare), però, Wow!,
quanto pepe!
Importanti
sono altresì i personaggi: lo stesso Dante “agens”, con i suoi
dubbi e la sua profonda sensibilità, con gli elementi autobiografici
che a volte emergono dolorosamente... Virgilio, Paolo e Francesca,
Farinata etc., dannati, ma non spregevoli, poeticamente riscattati
dalla loro umanità... Ma anche le piccole figure
comico-macchiettistiche come Malacoda, uno dei diavoletti delle
Malebolge, sono riuscitissime, sebbene in un senso completamente
diverso!
Pazienza
se alcuni occupano solo pochi versi: al Sommo basta giusto una
terzina per delineare un personaggio completo di sentimenti e
passioni, capace di coinvolgerci e di infiammarci. O di farci
schiantare dal ridere. O inorridire.
Allo
stesso modo colpisce il fatto che l'Inferno sia così individualista,
laddove in Purgatorio, e ancora di più in Paradiso, si muovano
invece soprattutto delle collettività. Ciò è coerente con la
concezione divina dantesca per cui l'individuo trova la sua
compiutezza solo in Dio, la cui grazia però nel mondo ctonio è
ovviamente negata. Quindi è logico che all'Inferno le anime non
riescano a sradicarsi dalla loro dimensione terrena: che altro resta
loro, in fondo, a parte i ricordi e la personalità?
La
struttura della Divina Commedia, intesa sia come poema, sia in senso
“architettonico” che contenutistico, è molto articolata: gli
argomenti che tocca sono senza confini e comprendono l'astronomia, la
storia, la politica, la mitologia e la vita quotidiana (ad esempio),
eppure ogni sfumatura viene studiata e definita in ogni particolare,
senza perdersi, rimanendo fedele a se stessa. Anzi, ad approfondire
la materia, si scoprono non difetti o sviste, ma un sacco di
“perfezioni nascoste”, tipicamente medievali: acrostici,
richiami, citazioni... Uno spettacolo!
Altro
elemento che mi tocca profondamente è il rigore teologico di Dante
(per quanto io sia agnostica), che propone la Fede in modo fermo e
appassionato, ma non bigotto, anzi, D. dà spesso dimostrazione di
lungimiranza e di grande buon senso (quanti insegnamenti e massime si
possono trarre dal Poema!), anche a costo di discostarsi e di
respingere la Chiesa. Lo so, sto semplicizzando da matti, ma lo scopo
è questo, no? Ridurre l'opera a misura di comune lettore! Sebbene,
invero, su tutto trionfi la poesia, così varia e multiforme, il cui
registro si adegua ad ambienti e personaggi, passando dallo stile
comico al didascalico, dagli echi stilnovistici alla vertigine
religiosa, riuscendo a coinvolgerci, scandalizzandoci, provocando la
nostra ira e le nostre lacrime.
E
quanti paradossi, quante tensioni irrisolte, o rese più drammatiche
dalla loro stessa imprescindibile natura! Non importa se il poema
risale al 1300, in alcuni punti è puro, disperato Romanticismo!
Dunque?
Dunque,
invito tutti a rileggerla.
Non
perché è la massima espressione della letteratura mondiale, per
argomento e altezza poetica, per motivi e personaggi... Ma solo
perché è bellissima e perché dentro c'è tutto, in tutti i sensi,
ma espresso con una tale inarrivabile contezza e trascendente
perfezione da divenire eterno.
E leggetevi pure i commenti del Singleton!!!! Purtroppo il libro che voglio è fuori catalogo...ma prima o poi...LO AVRO'!
RispondiEliminaDi che ti lamenti? Sei già riuscito ad aggiudicarti il Giacalone! Ingordo... :-)
RispondiEliminaNon mi basta...voglio tutti gli autori citati dalla Signora di Signore!
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