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lunedì 13 gennaio 2014

Quante tensioni irrisolte


LA DIVINA COMMEDIA

 
L'ho riletta di recente e me la sono proprio goduta! Non è sempre facile, okay, specie riguardo alla terza cantica, “Il Paradiso”, in cui la poesia si fa più alta e c'è meno movimento, maggiori parentesi didascaliche e si affrontano temi più complessi... Ma è per questo che l'edizione a cui ritorno sempre è quella del Sapegno, con le note esplicative ultradettagliate, ed è sempre per questo che vi ho affiancato la “Guida alla Divina Commedia” di Angelo Marchese, che, sì, è proprio il volume di critica che ci avevano fatto comprare al liceo, utilissima per contestualizzare e capire il pensiero di Dante anche se non si è proprio degli esperti...

Quindi? Che cosa posso dire che non sia già stato detto?

Probabilmente nulla, ma intendo affrontare l'argomento con svergognata disinvoltura: non come se fosse il sommo capolavoro della lettura, ma semplicemente da appassionata lettrice senza pretese.

Ebbene, la trama è nota, viaggio nell'oltretomba cristiano in nome della redenzione, condito con incontri interessanti e digressioni politico-teologico-filosofiche... Quindi mi limiterò ad osservare in ordine sparso quel che più mi ha colpito (a parte la trama stessa, appunto, che già in sé per sé trasuda fascino e interesse, poco importa che negli Inferi fossero già scesi Enea e San Paolo... Ed anzi, Dante fa leva anche su questo per ribadire l'importanza della sua missione!).

In tanto, da buona fan di Neil Gaiman e Alan Moore, mi entusiasmano l'immaginazione e il sincretismo. Dante è profondamente credente, cattolico fin nel midollo (e proprio per questo non si fa scrupolo di rivolgere infuocate invettive a vari Papi), eppure nel suo poema trovano posto anche le figure della mitologia classica, quali Caronte, le arpie, Minosse e compagnia bella. Vero che spesso D. le reinterpreta liberamente (Ulisse, in particolare), però, Wow!, quanto pepe!

Importanti sono altresì i personaggi: lo stesso Dante “agens”, con i suoi dubbi e la sua profonda sensibilità, con gli elementi autobiografici che a volte emergono dolorosamente... Virgilio, Paolo e Francesca, Farinata etc., dannati, ma non spregevoli, poeticamente riscattati dalla loro umanità... Ma anche le piccole figure comico-macchiettistiche come Malacoda, uno dei diavoletti delle Malebolge, sono riuscitissime, sebbene in un senso completamente diverso!

Pazienza se alcuni occupano solo pochi versi: al Sommo basta giusto una terzina per delineare un personaggio completo di sentimenti e passioni, capace di coinvolgerci e di infiammarci. O di farci schiantare dal ridere. O inorridire.

Allo stesso modo colpisce il fatto che l'Inferno sia così individualista, laddove in Purgatorio, e ancora di più in Paradiso, si muovano invece soprattutto delle collettività. Ciò è coerente con la concezione divina dantesca per cui l'individuo trova la sua compiutezza solo in Dio, la cui grazia però nel mondo ctonio è ovviamente negata. Quindi è logico che all'Inferno le anime non riescano a sradicarsi dalla loro dimensione terrena: che altro resta loro, in fondo, a parte i ricordi e la personalità?

La struttura della Divina Commedia, intesa sia come poema, sia in senso “architettonico” che contenutistico, è molto articolata: gli argomenti che tocca sono senza confini e comprendono l'astronomia, la storia, la politica, la mitologia e la vita quotidiana (ad esempio), eppure ogni sfumatura viene studiata e definita in ogni particolare, senza perdersi, rimanendo fedele a se stessa. Anzi, ad approfondire la materia, si scoprono non difetti o sviste, ma un sacco di “perfezioni nascoste”, tipicamente medievali: acrostici, richiami, citazioni... Uno spettacolo!

Altro elemento che mi tocca profondamente è il rigore teologico di Dante (per quanto io sia agnostica), che propone la Fede in modo fermo e appassionato, ma non bigotto, anzi, D. dà spesso dimostrazione di lungimiranza e di grande buon senso (quanti insegnamenti e massime si possono trarre dal Poema!), anche a costo di discostarsi e di respingere la Chiesa. Lo so, sto semplicizzando da matti, ma lo scopo è questo, no? Ridurre l'opera a misura di comune lettore! Sebbene, invero, su tutto trionfi la poesia, così varia e multiforme, il cui registro si adegua ad ambienti e personaggi, passando dallo stile comico al didascalico, dagli echi stilnovistici alla vertigine religiosa, riuscendo a coinvolgerci, scandalizzandoci, provocando la nostra ira e le nostre lacrime.

E quanti paradossi, quante tensioni irrisolte, o rese più drammatiche dalla loro stessa imprescindibile natura! Non importa se il poema risale al 1300, in alcuni punti è puro, disperato Romanticismo!

Dunque?

Dunque, invito tutti a rileggerla.

Non perché è la massima espressione della letteratura mondiale, per argomento e altezza poetica, per motivi e personaggi... Ma solo perché è bellissima e perché dentro c'è tutto, in tutti i sensi, ma espresso con una tale inarrivabile contezza e trascendente perfezione da divenire eterno.

3 commenti:

  1. E leggetevi pure i commenti del Singleton!!!! Purtroppo il libro che voglio è fuori catalogo...ma prima o poi...LO AVRO'!

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  2. Di che ti lamenti? Sei già riuscito ad aggiudicarti il Giacalone! Ingordo... :-)

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  3. Non mi basta...voglio tutti gli autori citati dalla Signora di Signore!

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