BONELLANDO
Excursus
tra i fumetti Bonelli
introduzione
– Dylan Dog, Martin Mystère
PARTE
I (di V)
La
Sergio Bonelli Editore è quella di Tex e Dylan Dog, per intendersi,
e sforna fumetti di vario tipo e genere fin dagli anni quaranta,
quasi tutti seriali e commerciali.
E’
la più amata – di norma – dai lettori da edicola non mangofili,
mentre nelle fumetterie, al contrario, i suoi fan vengono
tradizionalmente compatiti…
In
parte perché molti dei suoi prodotti (non tutti) sono un collage di
scopiazzamenti privi di originalità, in parte perché sono
politically correct, ripetitivi, verbosi, e banolotti (con qualche
eccezione), in parte perché le serie “infinite” finiscono con lo
stancare (ma negli ultimi anni l’hanno capito anche i “Bonellidi”
- alleluja! - e le testate recenti sovente prevedono un numero
determinato di episodi ed una storia – più o meno – precisa con
un inizio ed una fine)…
In
effetti, si potrebbe dire, per esempio, che la Bonelli sta al Fumetto
d’Autore come gli Harmony stanno a Dante… E non si sbaglierebbe
più di tanto (ma un poquito sì), tuttavia, benché io non sia una
lettrice di Harmony e ami follemente Dante, un po’ di Bonelli li
leggo (un bel, bel po’, ammetto) e a volte ne traggo anche qualche
soddisfazione…
Ecco
qua di seguito un breve commento per ciascuna serie (trascurando
“Romanzi a Fumetti” e “Le Storie” perché tutte diverse fra
loro), in ordine di come mi viene sul momento… Dato che si tratta
di un lavoro titanico, l’ho diviso in cinque parti (ma magari dopo
il terzo post, concederò breve un intervallo).
Tra
parentesi i titoli di cui non ho letto l’intera serie.
DYLAN
DOG, l’indagatore dell’incubo, di Tiziano Sclavi (1986), in corso
Quanto
prima gli dedicherò un post specifico, quindi non mi dilungo.
Semplicemente: è nato come il primo fumetto d’autore che fosse
anche seriale: anticonvenzionale, intelligente, ironico, colto. A
tratti geniale. E horror, ma con un protagonista da amare come
nessuno mai, per le sue debolezze e contraddizioni, oltre che per i
suoi pregi. Questo, per i primi 70 numeri circa (più Speciali,
etc.). Poi, a poco a poco, salvo piccole perle disseminate qua e là
e fattesi sempre più rare, è diventata una solfa noiosa, buonista,
ripetitiva, standardizzata e senz’anima. Dylan è diventato l'ombra
di se stesso, senza verve e senza spessore. Peccato.
(MARTIN
MYSTERE),
il detective dell’impossibile, di Alfredo Castelli (1982), in corso
Storie
all’insegna del mistero e di livello altalenante, a seconda degli
autori, degli spunti e dell’ispirazione. Alcuni numeri sono davvero
carini, altri del tutto inutili. Il personaggio in sé non è
fascinoso e sfaccettato come Dylan Dog, ed anzi in principio era
piuttosto antipatico, ma vanta comunque numerosi motivi di interesse.
Inoltre, a livello personale, migliora con l’andare del tempo e
acquista un po’ di profondità. Una delizia le enciclopediette del
mistero e i due team-up con DD.
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