Se ti è piaciuto il mio blog


web

domenica 28 luglio 2013

Dylan, Martin e gli altri...


BONELLANDO

Excursus tra i fumetti Bonelli

introduzione – Dylan Dog, Martin Mystère

PARTE I (di V)

 
La Sergio Bonelli Editore è quella di Tex e Dylan Dog, per intendersi, e sforna fumetti di vario tipo e genere fin dagli anni quaranta, quasi tutti seriali e commerciali.

E’ la più amata – di norma – dai lettori da edicola non mangofili, mentre nelle fumetterie, al contrario, i suoi fan vengono tradizionalmente compatiti…

In parte perché molti dei suoi prodotti (non tutti) sono un collage di scopiazzamenti privi di originalità, in parte perché sono politically correct, ripetitivi, verbosi, e banolotti (con qualche eccezione), in parte perché le serie “infinite” finiscono con lo stancare (ma negli ultimi anni l’hanno capito anche i “Bonellidi” - alleluja! - e le testate recenti sovente prevedono un numero determinato di episodi ed una storia – più o meno – precisa con un inizio ed una fine)…

In effetti, si potrebbe dire, per esempio, che la Bonelli sta al Fumetto d’Autore come gli Harmony stanno a Dante… E non si sbaglierebbe più di tanto (ma un poquito sì), tuttavia, benché io non sia una lettrice di Harmony e ami follemente Dante, un po’ di Bonelli li leggo (un bel, bel po’, ammetto) e a volte ne traggo anche qualche soddisfazione…

Ecco qua di seguito un breve commento per ciascuna serie (trascurando “Romanzi a Fumetti” e “Le Storie” perché tutte diverse fra loro), in ordine di come mi viene sul momento… Dato che si tratta di un lavoro titanico, l’ho diviso in cinque parti (ma magari dopo il terzo post, concederò breve un intervallo).

Tra parentesi i titoli di cui non ho letto l’intera serie.



DYLAN DOG, l’indagatore dell’incubo, di Tiziano Sclavi (1986), in corso

Quanto prima gli dedicherò un post specifico, quindi non mi dilungo. Semplicemente: è nato come il primo fumetto d’autore che fosse anche seriale: anticonvenzionale, intelligente, ironico, colto. A tratti geniale. E horror, ma con un protagonista da amare come nessuno mai, per le sue debolezze e contraddizioni, oltre che per i suoi pregi. Questo, per i primi 70 numeri circa (più Speciali, etc.). Poi, a poco a poco, salvo piccole perle disseminate qua e là e fattesi sempre più rare, è diventata una solfa noiosa, buonista, ripetitiva, standardizzata e senz’anima. Dylan è diventato l'ombra di se stesso, senza verve e senza spessore. Peccato.



(MARTIN MYSTERE), il detective dell’impossibile, di Alfredo Castelli (1982), in corso

Storie all’insegna del mistero e di livello altalenante, a seconda degli autori, degli spunti e dell’ispirazione. Alcuni numeri sono davvero carini, altri del tutto inutili. Il personaggio in sé non è fascinoso e sfaccettato come Dylan Dog, ed anzi in principio era piuttosto antipatico, ma vanta comunque numerosi motivi di interesse. Inoltre, a livello personale, migliora con l’andare del tempo e acquista un po’ di profondità. Una delizia le enciclopediette del mistero e i due team-up con DD.

Nessun commento:

Posta un commento