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sabato 6 luglio 2013

Un romanzo di formazione...


JOYLAND
di Stephen King


Nella prima metà non succede pressoché nulla e come thriller è prevedibile in ogni suo colpo di scena, eppure… Eppure è bellissimo!

Del resto non si tratta di un giallo, ma un romanzo di formazione (con qualche pennellata sovrannaturale) dalle atmosfere nostalgiche e struggenti, seppure percorse dalla tipica vena ironica kinghiana. Una meraviglia!

Semplice, leggero, con uno stile fluido che ti porta a divorarlo in un attimo, a dispetto della lunga premessa narrativa… di cui però mi sono goduta ogni sillaba, perché il protagonista, Dev Jones, è dolce e simpatico, e volergli bene risulta quasi automatico. C’è un nonsoché di rassicurante nelle sue vicissitudini, che quindi ho seguito volentieri, anche nei passaggi (numerosi) che appartengono alla mera quotidianità.

Una quotidianità risalente al 1973, però, e al mondo un po’ nero e un po’ dorato di un ragazzo di ventuno anni, che vede ancora tutto con purezza ed innocenza…

Anche i comprimari sono amabili, persino quelli destinati a sparire appena inizi a conoscerli e che forse avrebbero potuto essere caratterizzati un po’ di più… Come Erin e Tom, di cui comunque ho sentito la mancanza, forse perché li ho visti attraverso lo sguardo di Dev… In quanto a Mike, invece, ci rapisce il cuore al primo sguardo, e così il suo cagnolino!

E il mare, il profumo del mare e della sabbia e dei tramonti! Stupendi! Come quando avevo tredici anni (a 21 il mio grado di innocenza era già considerevolmente ridotto)!

Infine, c’è Joyland, il parco di divertimenti, con la sua magia e i suoi fantasmi… E il suo mondo sfavillante e un po’ scrostato… Ho apprezzato anche questo, con il suo variegato popolo, che a tratti incuriosisce, a tratti diventa famiglia.

Però, ad essere onesti, “la Parlata” non mi ha convinta del tutto. Alludo al linguaggio che si deve utilizzare all’interno del parco e che viene sostanzialmente imposto ai dipendenti. E ai lettori.

Di solito il King inventore di linguaggi mi piace, però qui mi pare un po’ forzato… Pazienza!

Nel complesso il romanzo mi ha divertita ed emozionata, ma senza clamori, entrandomi dentro a poco a poco, anche se dopo l’ultima pagina si è impossessata di me una sensazione di forte malinconia, di solitudine, che ho faticato a lasciarmi alle spalle… La tristezza di averlo finito? Non lo so.

Intanto aspetto l’annunciato “Dr. Sleep”, il seguito di “Shining”…

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