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sabato 20 luglio 2013

L’uso del simbolismo...


DAVID LYNCH


 
I “film in cui non si capisce niente” sono una delle mie passioni, specialmente se di eccellente fattura, quindi il mio amore per Lynch è inevitabile…

Ed in effetti seguire il filo a volte è proprio difficile, con salti temporali, ritorni impossibili, personaggi misteriosi dai poteri inquietanti che non si sa da dove saltino fuori… Si avverte potente l’uso del simbolismo, ma senza riuscire a ricondurlo ad un perché o ad un come, o a collocarlo… E tuttavia nulla risulta noioso, sebbene l’azione proceda con lentezza. Al contrario: Lynch è ammaliante e fatale. Le atmosfere sono astratte, cupe, intricate, surreali, e spesso ruotano attorno ad un omicidio che appare irrisolvibile, contornato da episodi crudi e shockanti, visivamente molto forti…

Si è detto che forse il segreto è non soffermarsi su un’unica pellicola, ma considerare la sua opera in toto: gli elementi si ripetono e, gradualmente, divenendo familiari, riescono anche ad illuderci di aver saputo cogliere un’ermeneutica.

Personalmente, sospetto che parte della chiave interpretativa si nasconda in “I segreti di Twin Peaks”, l’ineguagliabile telefilm in due stagioni che ha spopolato in Italia all’inizio degli anni ’90…

Io l’ho visto solo un paio di anni fa – dopo che avevo già ammirato il regista in altri suoi capolavori – e quando sono entrata in contatto con la “Loggia Nera” e la “Loggia Bianca”, mi è parso di… aver unito i puntini. Certamente non tutti, ma abbastanza da intuire un disegno.

Che cosa ho amato di più? A parte “Twin Peaks” (i cui personaggi ti lasciano senza fiato), “Strade Perdute”, “Mulholland Drive” e “Fuoco cammina con me” (prequel cinematografico di “Twin Peaks”).

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