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lunedì 15 luglio 2013

Questa saga dà dipendenza.


LE CRONACHE DEL GHIACCIO E DEL FUOCO

di George R.R. Martin



Colossale, e non ancora ultimata, opera fantasy in sette volumi, che in Italia saranno più del doppio a causa della politica editorial-criminale della Mondadori, cui, evidentemente, interessa solo il profitto, e pazienza se questo significa smembrare e snaturare un libro.

Al di là di questo, la prima regola, se ci si accinge ad entrare nel mondo dei Sette Regni, è di non affezionarsi a nessuno (per quanto difficile, atteso che ci sono dei personaggi bellissimi) perché le morti sono numerose, crudeli e totalmente inaspettate.
 
 
Una delle cose che amo di più di questa complessissima storia, infatti, è che è del tutto imprevedibile. Ogni volta che ti sembra di aver colto i meccanismi narrativi e di aver intuito dove l'autore voglia andare a parare, Martin ti sconvolge ribaltando completamente tutto, mescolando le carte, aggiungendo nuovi spunti, spostando i confini e inserendo variabili inattese. Quest'uomo è un genio e ha una capacità inventiva fuori dal comune: crea popoli, religioni, costumi, tradizioni, miti, credenze, e riesce a farli convivere ed interagire in modo coerente nello stesso universo narrativo, in perfetto equilibrio, tra presente e passato. Però non ha pietà per nessuno: i romanzi sono crudi, cruenti, con tocchi splatter, e quel che è peggio è che sono anche introspettivi, quindi la sofferenza raddoppia, perché tu ami molti di quelli che muoiono. E che magari muoiono male.

La trama è corale, complessa, il risultato di molti intrecci, sotto intrecci, e punti di vista che si alternano. Eppure non risulta complicata da seguire perché ogni elemento si amalgama agli altri alla perfezione ed è caratterizzato in modo così realistico che confondersi sarebbe difficile.

Del resto la storia non parte in pompa magna, gli ingredienti si aggiungono pian piano, preparando l'azione con pazienza e abilità straordinarie.

Le tematiche sono molteplici: la guerra, l'onore, la corruzione (che si annida un po' ovunque), l'ambizione, l'amore, la famiglia, i tradimenti (davvero numerosi), la dedizione, le vendette (atroci), la follia, le responsabilità... E soprattutto l'intrigo politico (inconsueto per un fantasy, ed infatti “Le Cronache”, in tal senso, sono considerate sui generis). E poi la magia, nera e bianca, però non invadente, in secondo piano, e che talvolta lascia margini di dubbio... C'è di tutto, in effetti.

Le vicende si delineano con lentezza, cadenzate, apponendo tasselli, frammenti, disponendo fili, come trappole, che all'improvviso scattano e allora tu, lettore, non puoi più liberarti, devi seguitare a leggere anche quando ti bruciano gli occhi o altri impegni ti reclamano... Perché se arrivi al punto giusto, questa saga dà dipendenza.

E' appassionante, ricca di tensione, di emozioni.

Non ci sono eroi, ma persone, con pregi e difetti, incredibilmente umane. Uno dei punti di forza, infatti, è dato dai personaggi: carismatici, sfaccettati, che, anche quando sembrano irrimediabilmente malvagi, hanno una giustificazione per il loro comportamento, o magari così malvagi non sono. Si rivelano a poco a poco, nei loro desideri, nelle loro cicatrici, negli obiettivi. Spesso possono sorprendere, e – quando riescono a restare vivi – cambiano, si rinnovano, scoprono nuove prospettive e nuovi fini.

Tra tutti, non posso che prediligere Tyrion Lannister, il Folletto, che lungi dall'essere un membro del piccolo popolo è invece un nano dalle gambe storte. Ma è il più fico di tutti: intelligente, arguto, colto, autoironico, lussurioso e... buono. Generoso. Dolce. Da sposare.

Anche Arya Stark, coraggiosa e indomita, e Daenerys Targaryen, caritatevole e fiera, sono interessanti e piene di fascino, in continua evoluzione... E Ned, Ned Stark, il cui senso dell'onore è ammirevole quanto pericoloso.

Ma devo bloccarmi perché i protagonisti sono davvero tanti, e man mano ci si addentra nella vicenda, se ne aggiungono di nuovi.

Una delle critiche che viene rivolta più frequentemente a Martin è proprio questa: che si costringa il lettore a seguire le vicissitudini di personaggi secondari di cui non importa nulla a nessuno. I libri, infatti, sono un susseguirsi di punti di vista (pur in terza persona) di soggetti che si alternano, illustrando prospettive differenti,

Personalmente, non condivido.

E' vero l'interesse può non essere immediato per tutti (alcuni protagonisti compaiono dal nulla e bisogna darsi il tempo di conoscerli...), però poi ci si affeziona, e anche laddove ciò non accade, è interessante approfondire la realtà di nuovi Regni, che sono stati a lungo decantati, ma che finora sono rimasti sullo sfondo. E che altrimenti è impossibile comprendere pienamente. Ciò vale per Dorne, ad esempio, o per le Isole di Ferro.

E considerato che tutti i tasselli sono poi destinati ad unirsi e a comporre un unico mosaico, io sono lieta di non perdere nulla, di avere l'occasione di cogliere più particolari.

Altra critica che sovente vien mossa a Martin è relativa allo stile: lo ammetto, all'inizio è lento. Poi i fatti precipitano e tutto accade in un attimo.

Ma a me piace che sia così. Mi piace che ci siano tanti dettagli e che si possa assaporare ogni istante... e mi piace, poi, essere travolta dagli eventi, senza quasi avere il tempo di metabolizzarli. E comunque, checché si dica, Martin scrive bene, e leggerlo è sempre un piacere.

E... e ci sarebbe da parlare anche della serie Tv, e delle altre opere di quest'autore, e dei fumetti, ma sono già oltre la lunghezza lecita, e quindi mi fermo.

Valar Morghulis.

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