LE
CRONACHE DEL GHIACCIO E DEL FUOCO
di
George R.R. Martin
Colossale,
e non ancora ultimata, opera fantasy in sette volumi, che in Italia
saranno più del doppio a causa della politica editorial-criminale
della Mondadori, cui, evidentemente, interessa solo il profitto, e
pazienza se questo significa smembrare e snaturare un libro.
Al
di là di questo, la prima regola, se ci si accinge ad entrare nel
mondo dei Sette Regni, è di non affezionarsi a nessuno (per quanto
difficile, atteso che ci sono dei personaggi bellissimi) perché le
morti sono numerose, crudeli e totalmente inaspettate.
Una
delle cose che amo di più di questa complessissima storia, infatti,
è che è del tutto imprevedibile. Ogni volta che ti sembra di aver
colto i meccanismi narrativi e di aver intuito dove l'autore voglia
andare a parare, Martin ti sconvolge ribaltando completamente tutto,
mescolando le carte, aggiungendo nuovi spunti, spostando i confini e
inserendo variabili inattese. Quest'uomo è un genio e ha una
capacità inventiva fuori dal comune: crea popoli, religioni,
costumi, tradizioni, miti, credenze, e riesce a farli convivere ed
interagire in modo coerente nello stesso universo narrativo, in
perfetto equilibrio, tra presente e passato. Però non ha pietà per
nessuno: i romanzi sono crudi, cruenti, con tocchi splatter, e quel
che è peggio è che sono anche introspettivi, quindi la sofferenza
raddoppia, perché tu ami molti di quelli che muoiono. E che magari
muoiono male.
La
trama è corale, complessa, il risultato di molti intrecci, sotto
intrecci, e punti di vista che si alternano. Eppure non risulta
complicata da seguire perché ogni elemento si amalgama agli altri
alla perfezione ed è caratterizzato in modo così realistico che
confondersi sarebbe difficile.
Del
resto la storia non parte in pompa magna, gli ingredienti si
aggiungono pian piano, preparando l'azione con pazienza e abilità
straordinarie.
Le
tematiche sono molteplici: la guerra, l'onore, la corruzione (che si
annida un po' ovunque), l'ambizione, l'amore, la famiglia, i
tradimenti (davvero numerosi), la dedizione, le vendette (atroci), la
follia, le responsabilità... E soprattutto l'intrigo politico
(inconsueto per un fantasy, ed infatti “Le Cronache”, in tal
senso, sono considerate sui generis). E poi la magia, nera e bianca,
però non invadente, in secondo piano, e che talvolta lascia margini
di dubbio... C'è di tutto, in effetti.
Le
vicende si delineano con lentezza, cadenzate, apponendo tasselli,
frammenti, disponendo fili, come trappole, che all'improvviso
scattano e allora tu, lettore, non puoi più liberarti, devi
seguitare a leggere anche quando ti bruciano gli occhi o altri
impegni ti reclamano... Perché se arrivi al punto giusto, questa
saga dà dipendenza.
E'
appassionante, ricca di tensione, di emozioni.
Non
ci sono eroi, ma persone, con pregi e difetti, incredibilmente umane.
Uno dei punti di forza, infatti, è dato dai personaggi: carismatici,
sfaccettati, che, anche quando sembrano irrimediabilmente malvagi,
hanno una giustificazione per il loro comportamento, o magari così
malvagi non sono. Si rivelano a poco a poco, nei loro desideri, nelle
loro cicatrici, negli obiettivi. Spesso possono sorprendere, e –
quando riescono a restare vivi – cambiano, si rinnovano, scoprono
nuove prospettive e nuovi fini.
Tra
tutti, non posso che prediligere Tyrion Lannister, il Folletto, che
lungi dall'essere un membro del piccolo popolo è invece un nano
dalle gambe storte. Ma è il più fico di tutti: intelligente,
arguto, colto, autoironico, lussurioso e... buono. Generoso. Dolce.
Da sposare.
Anche
Arya Stark, coraggiosa e indomita, e Daenerys Targaryen, caritatevole
e fiera, sono interessanti e piene di fascino, in continua
evoluzione... E Ned, Ned Stark, il cui senso dell'onore è ammirevole
quanto pericoloso.
Ma
devo bloccarmi perché i protagonisti sono davvero tanti, e man mano
ci si addentra nella vicenda, se ne aggiungono di nuovi.
Una
delle critiche che viene rivolta più frequentemente a Martin è
proprio questa: che si costringa il lettore a seguire le
vicissitudini di personaggi secondari di cui non importa nulla a
nessuno. I libri, infatti, sono un susseguirsi di punti di vista (pur
in terza persona) di soggetti che si alternano, illustrando
prospettive differenti,
Personalmente,
non condivido.
E'
vero l'interesse può non essere immediato per tutti (alcuni
protagonisti compaiono dal nulla e bisogna darsi il tempo di
conoscerli...), però poi ci si affeziona, e anche laddove ciò non
accade, è interessante approfondire la realtà di nuovi Regni, che
sono stati a lungo decantati, ma che finora sono rimasti sullo
sfondo. E che altrimenti è impossibile comprendere pienamente. Ciò
vale per Dorne, ad esempio, o per le Isole di Ferro.
E
considerato che tutti i tasselli sono poi destinati ad unirsi e a
comporre un unico mosaico, io sono lieta di non perdere nulla, di
avere l'occasione di cogliere più particolari.
Altra
critica che sovente vien mossa a Martin è relativa allo stile: lo
ammetto, all'inizio è lento. Poi i fatti precipitano e tutto accade
in un attimo.
Ma
a me piace che sia così. Mi piace che ci siano tanti dettagli e che
si possa assaporare ogni istante... e mi piace, poi, essere travolta
dagli eventi, senza quasi avere il tempo di metabolizzarli. E
comunque, checché si dica, Martin scrive bene, e leggerlo è sempre
un piacere.
E...
e ci sarebbe da parlare anche della serie Tv, e delle altre opere di
quest'autore, e dei fumetti, ma sono già oltre la lunghezza lecita,
e quindi mi fermo.
Valar
Morghulis.
Nessun commento:
Posta un commento